Il gestore è coinvolto nel sommovimento che dal 2007 ha cambiato la filiera petrolifera, con il calo dei consumi e degli erogati e l’impoverimento degli asset. Il rilancio della figura del gestore passa dalla volontà di affrontare i nodi della filiera in un ottica di rinnovamento e di investimenti. Necessario un nuovo quadro di relazioni industriali con i soggetti privati
In questo lungo stato di crisi della distribuzione, la figura del gestore appare indebolita e meno combattiva. Cosa può contribuire a darle un ruolo centrale e a rilanciarla?
Direi che la crisi che abbiamo vissuto e che ancora persiste va inquadrata nella più complessiva crisi del paese. Essa ha indebolito non solo i gestori, ma tutto il comparto. Tutti gli italiani hanno sofferto sia in termini economici che occupazionali. La filiera petrolifera non è stata esentata da questo processo. Dal 2007 in poi, con il calo dei consumi e degli erogati, ha registrato una vera trasformazione e frammentazione, con un impoverimento degli asset. Il gestore è stato al centro di questo sommovimento. Tutto ciò è testimoniato dai bilanci in rosso delle grandi compagnie, il licenziamento di tanti dipendenti, il processo di abbandono del mercato italiano da parte delle multinazionali del petrolio. L’avvento di tanti nuovi soggetti non strutturati e privi di una cultura delle relazioni industriali, tipica della logica del mordi e fuggi, operato per linee sostanzialmente esterne alle regole e alle normative del settore, in un quadro complessivo di debolezza delle istituzioni, ha contribuito a indebolire anche la figura del gestore. A fronte della latitanza dello Stato e del Ministero dello Sviluppo economico che non hanno salvaguardato nemmeno gli interessi pubblici. Dobbiamo aggiungere che alla crisi degli erogati si somma quella dell’illegalità.
Il rilancio della nostra figura passa dal ripristino pieno e totale della legalità e della trasparenza sulla rete, dal ritorno al rispetto delle regole, dalla volontà di affrontare i nodi della filiera in un ottica di rinnovamento e di investimenti, dalla ristrutturazione. In questa prospettiva noi siamo parte del futuro e accanto ai processi di automazione troveranno spazi i servizi al cittadino e all’automobilista, in termini commerciali, di valore aggiunto, di professionalità.
Al passo indietro delle compagnie dalla rete distributiva corrisponde la crescita, in ogni Regione d’Italia, di nuovi retisti. Quali strategie di contrattazione si possono adottare dinanzi alla frammentazione dei soggetti con cui confrontarsi?
Il vero problema che ci troviamo ad affrontare è la frammentazione della rete. Al posto delle compagnie tradizionali sono subentrati tanti soggetti privati che da stime attendibili rappresentano ad oggi oltre il 50% dell’erogato nazionale. E’ uno scenario nuovo per la contrattazione sindacale, a cui è rimessa per legge la negoziazione delle condizioni economiche dei gestori, sia delle compagnie che dei soggetti non integrati titolari delle autorizzazioni. E’ una sfida nuova per le Associazioni dei gestori, per il settore e anche per il regolatore pubblico. Dobbiamo partire dall’osservazione che il rispetto delle norme ha sempre premiato le filiere ed emarginato gli avventurieri. Oggi si pone dunque la questione dell’allargamento delle relazioni industriali in termini non rinviabili. Per far fronte a ciò dobbiamo condividere accordi con la rappresentanza degli operatori privati, ossia con Assopetroli e Consorzio Grandi Reti, con cui abbiamo già condiviso una nuova tipologia contrattuale, quella di commissione. Questa credo sia l’unica strada percorribile nell’interesse non solo dei gestori ma anche dei retisti strutturati e professionali, per mettere un freno al far west di contrattazioni improbabili, per individuare ulteriori forme contrattuali e nuovi criteri per la redditività delle gestioni, con la massima trasparenza in un rapporto fiduciario reciproco. Fuori da questo scenario c’è spazio solo per un rincorsa al ribasso delle marginalità e della qualità della rete distributiva…Continua a leggere l’intervista cliccando qui
Fonte: “www.oilnonoil.it”