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Faib-Fegica: documento politico congiunto

Delegazioni di Faib Confesercenti e Fegica Cisl si sono riunite allo scopo di procedere ad esame congiunto dello stato delle relazioni con gli interlocutori istituzionali e i diversi soggetti operanti nel settore, anche alla luce dei risultati prodotti dallo stato di mobilitazione della categoria e dalle iniziative sindacali assunte nel mese di settembre.
In via preliminare, Faib e Fegica confermano analisi e scenari elaborati congiuntamente nel documento reso pubblico al termine della riunione nazionale congiunta dei Gruppi Dirigenti, tenuta a Roma il 21 luglio scorso.
Il tentativo di marginalizzare la Categoria e, con questo, ridurre fino all’azzeramento spazi economici ed autonomie commerciali di ciascuna singola impresa dei Gestori, ha assunto contorni concreti e drammatici nell’azione combinata che aveva portato alla prima stesura ministeriale del “ddl concorrenza”, già depositata alla Presidenza del Consiglio, ed alla vera e propria offensiva dei proprietari degli impianti -compagnie petrolifere e retisti indipendenti- tesa ad aggirare sistematicamente, quando non a violare in modo patente, intese vigenti e persino normative di riferimento.
Solo la reazione della Categoria, pronta ad attuare lo sciopero nazionale già proclamato per il 15, 16 e 17 settembre, ha potuto consentire prima la ripresa di un confronto negoziale con il Ministero dello sviluppo economico, fino ad allora sterile, e poi la definizione di una intesa siglata il 14 settembre, fortemente ricercata e patrocinata in prima persona dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, a dimostrazione della esplicita assunzione di responsabilità del Governo, al più alto livello e nella sua collegialità.
Anche per questi motivi Faib e Fegica giudicano positivamente il contenuto dell’Accordo sottoscritto, che determina, per un verso, la conferma ed il rilancio degli impegni assunti e mai rispettati dal Ministro Scajola con il Protocollo del 20.6.08, ivi compresa la conferma “strutturale” del provvedimento relativo all’abbattimento forfetario del reddito d’impresa (“bonus fiscale”) per i Gestori, e, dall’altro, la condivisione di alcune fondamentali modifiche da apportare al testo del suddetto “ddl concorrenza” prima dell’esame in Consiglio dei Ministri.
In questo senso, i rilievi effettuati dall’Antitrust proprio sul contenuto dell’intesa, che trovano fortemente in disaccordo le Organizzazioni di Categoria dei gestori sia sul piano della sostanza, sia su quello dei possibili effetti sul settore e sulle dinamiche di mercato, appaiono essere influenzati in modo determinante da un difetto di illustrazione che, nella prassi consolidata, dovrebbe avvenire lungo i canali istituzionali.
In ogni caso, Faib e Fegica ritengono indispensabile avviare immediatamente un giro di incontri con tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, in preparazione dell’esame che il testo del “ddl concorrenza” si appresta ad affrontare ed allo scopo di difendere ragioni e contenuti dell’Accordo raggiunto con il Governo.
Per altro verso, Faib e Fegica hanno deciso di chiedere una formale audizione proprio in sede di AGCM, al fine di colmare il suddetto deficit informativo e, allo stesso tempo, poter illustrare all’Autorità gli elementi distorsivi la concorrenza che penalizzano i Gestori e che faticano ad essere rimossi, a causa delle fortissime resistenze esercitate da soggetti interessati a difendere privilegi e rendite di posizione, anche a discapito degli automobilisti.
In tale ottica, il fatto che la stessa Antitrust abbia segnalato a Governo e Parlamento come “auspicabile l’eliminazione di vincoli di esclusiva di approvvigionamento nei rapporti tra produttori e distributori” come elemento penalizzante della competitività del mercato, appare costituire un elemento nuovo ed importante, capace di confermare il profondo disagio di una intera Categoria costretta ai margini del mercato ed ostacolata nell’esercitare la sua capacità concorrenziale.
Faib e Fegica ritengono che continuare semplicemente a negare la fondatezza delle questioni poste ormai da anni dai Gestori non riesce più a sostenere efficacemente la pretesa di compagnie petrolifere e retisti privati di conservare l’esistente, di consolidare la loro presenza ed i loro bilanci a scapito della Categoria dei Gestori.
Insistere ad invocare mercato e concorrenza come fanno petrolieri e retisti solo sul piano teorico, solo per meglio difendere e dissimulare il proprio “vantaggio di bottega” dietro l’inesistente ammodernamento del Paese, è un esercizio che mostra la corda. Nonostante le contraddizioni non siano ancora esplose compiutamente anche a causa della distrazione di quanti dovrebbero vigilare e garantire le condizioni nelle quali la concorrenza può dispiegarsi, a cominciare dalle Associazioni dei Consumatori, sempre più organiche alla grande distribuzione piuttosto che impegnate a contribuire alla rimozione di ogni ostacolo che impedisce il gioco della concorrenza. A tutto tondo.
Nemmeno una parola, infatti, sulla integrazione della filiera e sul doppio prezzo che oggi favorisce solo un’esigua e pingue minoranza di operatori e penalizza molti consumatori che, fra pochi mesi, si troveranno a doversi confrontare con nuovi problemi: dove fare rifornimento, a che distanza dalla propria residenza ed a quale prezzo.
Una tale posizione di miope chiusura non fa’ altro che accelerare il processo che fatalmente non può che portare al disvelarsi di realtà ancora taciute come quelle che presiedono i reali meccanismi che regolano la formazione del prezzo e la “funzionalità” del valore Platt’s, il mercato “extrarete”, il fenomeno delle “permute”, il mercato dei “convenzionamenti”, ecc.
In questo quadro di totale degrado nel quale lo sport più praticato è quello di mettere sulla graticola i Gestori, le Organizzazioni di Categoria sentono su di loro l’obbligo -al quale per la verità non si sono mai sottratte- di non limitarsi ad una mera denuncia o protesta per percorrere, invece, la strada della proposta.
Una proposta che ha, come unico limite, il fattore tempo, perché i comportamenti assunti da compagnie e retisti in questi ultimi due/tre anni, hanno impoverito i Gestori, hanno rubato, insieme alle loro certezze contrattuali, un pezzo di futuro delle loro famiglie, hanno finanche mortificato la loro capacità di svolgere, con la professionalità di sempre, il loro lavoro.
Se sul piano teorico il doppio mercato, la concorrenza all’interno dello stesso marchio, nello stesso segmento distributivo e nello stesso bacino di utenza farebbero propendere per un “attacco frontale” al regime di esclusiva, sul piano pratico, su quello della razionalità e della ragionevolezza Faib e Fegica ritengono che sia ancora possibile trovare delle soluzioni negoziali, ancorché efficaci.
Ma un compromesso non può essere raggiunto a prescindere dal riconoscimento, senza più esitazioni, del diritto della Categoria a svolgere il proprio ruolo, arrestando tutti i tentativi in atto per ridurre i Gestori alla funzione di “ruotino” di scorta di un sistema che non prevede più la loro presenza se non in una situazione di subalternità e di marginalità.
In questa direzione sarebbe auspicabile un intervento normativo che, nel quadro del sistema attualmente in vigore, preveda un allargamento degli spazi negoziali per la Categoria finalizzati -tra l’altro- alla definizione condivisa di un nesso di relazione funzionale fra prezzi applicati alle forniture riservate ai Gestori legati da contratti di fornitura/somministrazione in esclusiva e co
ndizioni commerciali praticate a “terzi”. In questo quadro uno dei criteri di riferimento potrebbe essere la media ponderata delle quotazioni Platt’s della settimana precedente a quella di fornitura.
Nello stesso tempo, per evitare forme di “concorrenza sleale” a tutto danno di Gestori e consumatori, la suddetta norma dovrebbe anche prevedere apposite sanzioni verso i titolari di impianti e/o fornitori che si sottraggono alla contrattazione.
Dal confronto dialettico, inoltre, non può essere esclusa la possibilità di individuare negozialmente un nesso di relazione fra vetustà (sintomo di assenza di investimenti) dell’impianto ed allentamento del vincolo di esclusiva sugli erogati, mettendo in chiaro, per tutti i segmenti della filiera dell’attività di distribuzione, i margini operativi lordi, anche attraverso il rilancio dell’idea di realizzare una sorta di “borsa dei carburanti”, attraverso la costituzione di un “Acquirente Unico” a capitale misto pubblico/privato.
Ciò, in estrema sintesi, significherebbe:
· mettere la parola fine al doppio mercato caratterizzato da prezzi di cessione vantaggiosi per alcuni operatori non obbligati agli acquisti in esclusiva e penalizzanti per i solo Gestori, cui invece si chiedono servizi, qualità e prestazioni da economia post industriale a margini e diritti da Medioevo;
· fine del “pricing personalizzato” attraverso il quale la sopravvivenza del singolo Gestore diventa unicamente dipendente dalle scelte (o dalle bizze) compiute dalle compagnie e da qualche concessionario privato. In questa condizione, le decisioni assunte “a monte” dal “marketing”, piuttosto che dalla “rete”, di dove, come e quando concentrare le vendite, determina la vita e la morte della impresa del Gestore il cui universo è limitato all’impianto condotto in gestione;
· cessazione immediata di tutte le alchimie contrattuali messe in atto da petrolieri e retisti che utilizzano gestioni dirette ed associazioni in partecipazione come strumento di ricatto nei confronti dei Gestori e per “governare” lo strumento del prezzo. D’altra parte l’esperienza dimostra come entrambe le tipologie non possano essere utilizzate diffusamente per i loro alti costi -più del doppio del costo del Gestore- e per la loro ingestibilità sul piano organizzativo;
· superamento della politica delle promozioni e degli sconti a carico dei Gestori, ribadendo l’intangibilità del margine unitario risultante dagli accordi sindacali; analogamente i Gestori non potranno essere gravati dai costi della monetica, delle carte aziendali e delle fidelity card.
· rispetto sostanziale degli accordi sottoscritti -molti dei quali già validati dall’AGCM- tanto da parte delle compagnie petrolifere quanto dei retisti privati. Richiamo a quel sistema di negoziazione che ha permesso al nostro settore di sopravvivere meglio e più a lungo di quanto non sia avvenuto nel resto di quell’Europa con la quale, quando fa’ comodo, è d’abitudine confrontarsi. In questo quadro le iniziative unilaterali assunte e tese a cancellare diritti e prerogative dei Gestori vanno immediatamente ritirate;
· razionalizzazione dei costi della logistica e contenimento del prezzo del prodotto al pubblico attraverso un rilancio della ristrutturazione della rete (con conseguente chiusura degli impianti oggettivamente improduttivi o antieconomici); rilancio degli investimenti per l’ammodernamento strutturale degli impianti. Azioni che contribuirebbero significativamente (per oltre 2,0 €/cent per litro, secondo una stima prudente) alla riduzione del cosiddetto stacco Italia;
· ridefinizione negoziale del sistema di calcolo degli affitti -diretti o di ramo d’azienda- per le attività non oil a partire da quanto già convenuto nelle intese del 1997/1998 che legano la corresponsione dei canoni all’effettivo fatturato secondo fasce progressive e, nel contempo, che trovi finalmente concreta applicazione, il riconoscimento al Gestore degli “oneri di accoglienza” qualora le attività non oil vengano affidate, dopo la sua rinuncia, a soggetti diversi;
· abbandono della scelta strategica di dotare la rete di un sistema diffuso di impianti “ghost” che abbiano come unica caratteristica quella di praticare un “pricing” competitivo rispetto ad un impianto tradizionale. Competizione che è definita tale solo perché i Gestori sono costretti a praticare un prezzo al pubblico di fatto imposto dal fornitore in esclusiva ed il più delle volte non competitivo. Né verso i “ghost”, né verso Gdo, retisti e no-logo forniti dal medesimo soggetto;
· ripresa immediata dei tavoli di confronto sugli aspetti economico normativi con la Categoria per la definizione di percorsi evolutivi condivisi.
In un quadro siffatto anche affrontare la crisi, la contrazione delle vendite, adattare la competizione al Mercato, può diventare elemento di condivisione e, quindi, di collaborazione.
Faib e Fegica confermano che sul piatto della bilancia -in un clima di chiarezza e di definizione di un percorso definito comunemente- rimane intatta la loro disponibilità ad affrontare una riforma contrattuale complessiva.
Lo schema della riforma, come più volte detto in passato, non può essere inteso una scorciatoia per ridurre la capacità dei Gestori di stare, con dignità, sul mercato. Occorre un sistema di regole condiviso che, partendo dall’affidamento in uso gratuito dell’impianto così come regolato dalla Legge, individui gli strumenti di flessibilità indispensabili per cogliere tutte le opportunità del mercato medesimo.
Per realizzare questo passo in avanti che segna una profonda discontinuità con il passato è necessario che il primo sistema di regole, quelle uguali per tutti e che hanno il compito di progettare l’architrave della struttura portante del nuovo sistema, venga definito orizzontalmente ed il prodotto affidato al MISE perché ne curi la pubblicizzazione e vigili sul suo rispetto da parte di tutti gli operatori. Ciò dovrebbe mettere fine anche a quell’anomalia del mercato e della concorrenza che permette ad alcuni soggetti di non applicare le intese, ricevendone un immeritato vantaggio economico che si somma ai cospicui margini di convenzionamento.
Dopo questa fase propedeutica è necessario che la metodologia di base così individuata, venga calata sulle singole realtà, al fine di cogliere le specificità di ogni singolo operatore.
Questo è il quadro all’interno del quale può prendere avvio e maturare una nuova stagione di rapporti fra rappresentanza dei Gestori, delle compagnie petrolifere e dei retisti indipendenti con l’obiettivo di rilanciare l’intero settore del quale, a vario titolo, ciascuna componente è parte integrante ed essenziale.
Diversamente, non potrebbe che compiersi anche nel nostro Paese qualla precipitazione degli avvenimenti che, come è universalmente noto, hanno distrutto -senza alcun beneficio per i consumatori- la distribuzione carburanti in Francia o nel Regno Unito.
E la Politica in questo ha un ruolo fondamentale: traguardare un modello di sviluppo piuttosto che un altro è un suo compito e, quindi, Governo e Parlamento devono dire con chiarezza cosa intendono fare. Per il nostro settore ma anche per tutti i cittadini.
Non basta l’affermazione -tutta di mostrare- che vuole i carburanti meno cari quando saranno stati cancellati 12.000 impianti e 40.000 posti di lavoro: bisognerebbe avere l’onestà ed il coraggioso politico di di dire ai cittadini ed al
l’intero corpo elettorale che dopo questa “cura” l’automobilista troverà un impianto ogni 40 Km. e che, alla fine, spenderà di più, dovendo oltretutto rinunciare, soprattutto nelle zone meno servite e più svantaggiate del Paese, alla garanzia del servizio, della sicurezza e della “coesione sociale” che il Gestore, con la sua presenza, assicura nel territorio.
A tale proposito Faib e Fegica sottolineano -dopo il contributo economico e finanche umano dato a questa problematica- come non sia più rinviabile il tema della sicurezza sugli impianti. I Gestori non possono essere lasciati soli a gestire denari di proprietà dello Stato e delle compagnie petrolifere. Occorre quindi che venga adottato un vero e proprio pacchetto sicurezza che azzeri i costi bancari per le transazioni con la “moneta elettronica”, il cui costo rappresenta attualmente il 25% del margine lordo percepito dai Gestori; che includa l’obbligo di dotare i distributori di carburante di un sistema di videosorveglianza attiva, di ricoveri blindati per la conservazione del denaro contante, di un sistema di prelievo del denaro a prezzi compatibili e di una copertura assicurativa per i Gestori contro le rapine ed i rischi connessi ad eventi criminosi.
Faib e Fegica ritengono che dopo tanti interventi legislativi di pretesa e presunta riforma del settore, in nome della concorrenza piuttosto che della razionalizzazione della rete, sia finalmente arrivata l’ora di mettere le mani ad una riforma del settore della distribuzione carburanti all’interno del quale il Gestore trovi una sua collocazione concreta, titolare di una forma giuridica non più mutuata da operatori similari. Anche per fare questo occorre che vengano fissate nuove regole e che le regole stabiliscano i criteri dello scambio e del rapporto fra produttore e distributore in una rete al servizio del cittadino e delle comunità piuttosto che degli interessi di una parte, sia essa compagnia petrolifera, GDO, retista convenzionato o no-logo.
E la garanzia che tutto ciò sia possibile risiede nella possibilità che il mercato sia a disposizione di tutti soggetti che vogliono e possono competere e non ridotto ad una nicchia nel quale finiscono per prevalere piccoli interessi confusi strumentalmente con il “bene di tutti.”
I Gestori, concretamente, oppongo all’arte dell’apparire assunta come sistema di comunicazione, alla capacità di evocare scenari impossibili da raggiungere senza sacrificare un minimo di certezze, un progetto chiaro ed un percorso con il quale si impegnano a non lasciare indietro nessuno. Sopratutto i più deboli.
Da ultimo Faib e Fegica hanno esaminato il capitolo dei difficili rapporti che in questo momento la Categoria sta avendo con l’industria petrolifera: un’industria sempre più chiusa ed arroccata a difendere i privilegi e a trasferire verso retisti convenzionati e no-logo quelle risorse negate ai Gestori sempre più afflitti da gravami contrattuali e oneri economici di ogni tipo (carte fedeltà, carte aziendali, sconti, promozionali, ecc.).
Tutto ciò determinerà l’adozione di una serie di iniziative che, nelle prossime settimane, verranno messe a punto azienda per azienda.
Faib e Fegica, però, anche in questa sede, non possono sottacere la situazione di forte tensione che caratterizza i rapporti fra Gestori ed Eni per il comportamento che questa compagnia ha inteso assumere sul piano della negazione dei contenuti degli accordi liberamente sottoscritti nel corso del tempo ed oggi cancellati unilateralmente insieme a diritti e riconoscimenti economici; per la scelta di imporre, di fatto, un prezzo di rivendita al pubblico attraverso la formula ipocrita di “sottoscrizione volontaria alla rinuncia” da parte dei Gestori; per i comportamenti che costringono il Gestore a seguire, senza defezioni, la sua politica di marketing e di pricing personalizzato anche a scapito dei propri interessi; per la decisione di arrestare, anche sul versante della negoziazione autostradale, accordi che scaduti da tre anni, non si riescono a chiudere (nemmeno per il pregresso o le sofferenze individuate ma non liquidate), mentre le gestioni si impoveriscono e rischiano il fallimento e l’Azienda si trastulla con un sistema di prezzi -aggravati dalla bulimia delle società autostradali- che fa’ segnare differenziali di circa 17 centesimi di €uro per litro sulla stessa tratta, distruggendo il lavoro di anni fatto dalle gestioni.
Per tutti questi motivi Faib e Fegica hanno deciso di lanciare un ultimatum ad Eni: ove non si riaprano i tavoli di confronto (e non per ratificare le decisioni già assunte) per la viabilità ordinaria e non si liquidino immediatamente le “sofferenze” ed il “pregresso” per i Gestori autostradali, Faib e Fegica, a partire dal prossimo novembre, si faranno carico di promuovere le necessarie iniziative -come prima fase di una protesta che sarà successivamente inasprita -a sostegno delle posizioni, anche radicali, che la categoria ci spinge ad assumere sia sulla viabilità ordinaria che su quella autostradale.
Faib e Fegica hanno infine deciso che, entro la metà di novembre, riconvocheranno i propri gruppi dirigenti per definire, nel dettaglio, le ulteriori iniziative: sindacali, politiche e parlamentari.

Roma, 22 ottobre 2010