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Si fermi la confusione governativa. Necessario il tavolo di filiera

Un inizio anno scoppiettante. Di argomenti e di polemiche.
Con il pieno coinvolgimento di sempre più numerosi attori che stanno enfatizzando quello che ci appaia e piacerebbe derubricare a mero incidente di percorso, dovuto a poca esperienza e poca conoscenza.
Si comincia con le solite denunce, fantasiose, delle associazioni dei consumatori, portate in seno al CNCU, e si finisce con dichiarazioni improvvide e improvvisate iniziative parlamentari di origine governativa.
Ci sembra in effetti che, ricostruendo la dinamica della vicenda, in queste settimane al centro del dibattito del settore, tutto parta da lì e dalle promesse fatte dal Sottosegretario Saglia, nella veste di Presidente del CNCU, (qualifica rivestita con qualche profilo di conflitto istituzionale), di interventi di razionalizzazione e liberalizzazione del settore petrolifero per “ calmierare i prezzi”.
Parliamo ovviamente del famoso subemendamento all’emendamento Casoli alla comunitaria 2009, che difatti delinea una volontà confusa e contraddittoria d’ intervento mettendo insieme pezzi diversi, argomenti distanti e alternativi, questioni annose e problemi veri.
Subito facemmo notare che le questioni poste in quelle dichiarazioni, fatte dal Sottosegretario, richiamavano temi assai diversi, erano contraddittorie, dimenandosi in maniera scomposta tra razionalizzazione e, dunque, volontà di intervento statale e di regolazione, fino al delinearsi di ipotesi di prezzi controllati, e liberalizzazione, ossia libertà alle componenti del mercato di esprimersi liberamente. Un insieme inverecondo di tematiche, e relative soluzioni, che neanche il più spregiudicato dei maghi sarebbe capace di performare.
In quelle dichiarazioni c’era peraltro la palese invasione di competenze legislative costituzionali rimesse all’esclusiva potestà regionale.
Di più. Ad oggi- mettendo insieme i cocci- ci sembra di poter dire che l’origine non è detto che connoti l’ improvvida iniziativa legislativa come effettiva volontà del Governo e del Ministro, che però a questo punto deve dare un segnale, perché tacendo ne avvalora l’ipotesi e ne giustifica le polemiche.
Tutte le reazioni sin qui venute- negative-trascurano questo elemento non secondario. Quindi, per prima cosa, Scajola batta un colpo. Lo strumento per fare chiarezza già c’è: la convocazione del tavolo del protocollo d’intesa del giugno 2008, allargato alle compagnie, che permise la piena liberalizzazione della distribuzione carburanti in Italia. Appena un anno e mezzo fa. Con il concorso di tutti.
Cosa è cambiato nel frattempo? Il Sottosegretario? Ci sembra un po’ poco. Del resto non è neanche possibile che ad ogni raffreddore si invochino grandi interventi chirurgici. Questo accade solo perché la politica è debole, non ha una visione e non ha argomenti. Ma le questioni da affrontare sono tutte elencate nel protocollo d’intesa e non c’è bisogno di inventarsi una riforma al mese. E occorre l’etica della responsabilità del governare e l’esercizio dell’equilibrio e la saggezza del confronto e della concertazione.
La proposta di subemendamento all’emendamento Casoli aggiunge confusione a confusione arrivando ad invadere l’autonomia negoziale delle parti contrattuali con la predefinizione di schemi di contratto tipo e meccanismi di controllo e regolazione dei prezzi.
Detto ciò non si può neanche negare che vi sono argomenti importanti posti al centro della discussione, in maniera improvvisata, e proprio perciò preoccupante. Molti degli argomenti richiamati si ritrovano sia nel protocollo d’intesa che nelle piattaforme delle Associazioni di settore. Sono argomenti veri sui quali discutere e confrontarsi: ciò che è inaccettabile è il giocoliere che tira fuori dal cilindro, a suo piacimento, questioni poste all’ordine del giorno da tempo, in alcuni casi da anni, come coniglietti. Questo può voler dire solo banalizzare e bruciare argomenti motivati, elaborazioni lunghe, rendere il tutto inutilizzabile e dunque sterile nel processo di confronto che si dovrà per forza di cosa aprire: sulla strutturazione della rete, sull’ammodernamento tecnologico e professionale, sulla presenza del non oil, sull’articolazione dei prezzi rete-extrarete, sulla crescita imprenditoriale dei gestori, sull’associazionismo, sulla possibilità di una rivisitazione, all’interno dei contratti, del vincolo di esclusiva, sulla possibilità di prevedere diritti di prelazione per i gestori, così come già previsto in qualche contratto, quali strumenti capaci di introdurre maggiore concorrenza e pluralismo imprenditoriale, sulla separazione della rete vendita, politica attuata con successo in diversi ambiti e che tanto allarme suscita nel settore della distribuzione carburanti. Intorno a questa ipotesi sono possibili tanti ragionamenti che esulano dal temuto esproprio e rilanciano la figura del gestore su un piano di piena parità imprenditoriale. Tutti i ragionamenti fatti su questo punto sono legittimi come anche le preoccupazioni di chi paventa involuzioni di sistema. Pur in un contesto competitivo nuovo l’ipotesi dell’autonomia imprenditoriale delle diverse fasi conserva la sua attualità, ragionata in una chiave di prospettiva e di partnership.
L’uscita estemporanea dell’esponente di Governo, non supportata da nessun confronto con le parti interessate, senza un processo di condivisione sulle questioni e sulla tempistica viola apertamente i principi delle relazioni tra le parti sociali e il Governo. E’ una ferita al tessuto concertativo che ha consentito importanti interventi in tempi recenti sul settore, dalla 32/98 sino alla 133/08.
Tuttavia il maldestro incidente parlamentare non sposta i termini delle questioni e degli argomenti che per noi rimangono dove sono:al centro della questione petrolifera, per la distribuzione carburanti.
Dicevamo della debolezza della politica:questa improvvisazione né è la prova provata, come l’incapacità di far fronte alle polemiche periodiche sui prezzi, come l’invenzione astrusa della comunicazione giornaliera degli stessi praticati sulla rete, come il tentativo malriuscito di scaricare le responsabilità sulla numerosità degli impianti.
Non sfugge a questa incapacità di pensare e delineare scenari nuovi e condivisi l’industria petrolifera che, al di là di polemiche strumentali, si sottrae ad un confronto ad ampio raggio e si rifugia sotto le sottane del rinvio, dell’infingimento, dell’attesa.
Se dovessimo concludere il ragionamento partendo dalla domanda fatidica- a chi giova?- dovremmo immediatamente mettere in fila almeno due soggetti: la GDO e le fiancheggiatrici Associazioni dei consumatori alla ricerca dell’arca perduta e della panacea per tutti i mali.
Non c’è dubbio che dalla destrutturazione del sistema attuale, gli unici soggetti ad avvantaggiarsene sarebbero le insegne della GDO, mentre appare assolutamente improbabile il vantaggio per i consumatori che si vedrebbero dimezzati i servizi e abbandonate vaste aree di territorio, senza reali benefici nel medio lungo termine, come testimoniato dagli altri settori commerciali dove la GDO detiene ormai il 75% delle quote di mercato.
Perché qualcuno non spiega al Sottosegretario che il famoso stacco Italia non esiste, che esso è un dato giornalistico eterogeneo, senza riferimenti statistici certi? Che il prezzo self in Italia è anche più conveniente che altrove? Che vi sono oggi modalità di rifornimento, per fasce orarie, più vantaggiose che in altre parti d’Europa? Che il servizio e l’effic
ienza della rete italiana è di primissimo ordine e senza confronti nel vecchio continente? Che il nostro modello di insediamento lo stanno studiando in Francia e in altri paesi continentali con vaste aree prive di servizi? Che si sta cercando di costruire un modello all’avanguardia nella tutela ambientale e nella lotta alle emissioni di CO2? Che la numerosità della rete è figlia dell’indecisionismo della politica e della mancanza di strumenti di sostegno all’innovazione?
Non ci illudiamo che si possa mettere tutti d’accordo ma la Faib è pronta ad affrontare questioni così spinose e delicate, fiduciosa di trovare soluzioni che possano essere concertate con tutti i soggetti della filiera.

Proposta di riorganizzazione Saglia