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Non capiamo, non condividiamo

La presa di posizione unilaterale di Figisc di richiedere la ripresa degli incontri diretti con ENI, maturata proprio mentre il MSE riconvocava le parti, proseguendo il suo lavoro di mediazione, lascia senza commenti e allo stesso tempo brucia mesi di lavoro e contraddice l’azione del sindacato ed indebolisce quella del MSE.
Ricordiamo che alla mediazione ministeriale si era giunti dopo quasi un anno di trattative infruttuose, con l’Azienda che andava specializzandosi nel gioco del cambio carte in tavola, mutando continuamente delegazioni e argomenti, delegittimando i propri rappresentanti al tavolo.
La trattativa diretta con ENI si era talmente impantanata che le tre Associazioni, unitariamente, avevano proclamato iniziative di agitazioni e due giorni di sciopero, il 25 e 26 novembre us. L’intervento ministeriale di tentativo di mediazione era stato salutato da Figisc come un fatto talmente importante da far sospendere lo sciopero già proclamato. Posizione condivisa anche da Fegica e Faib, sebbene con posizioni diverse. Solo per ricordare, Faib aveva manifestato più di una perplessità sull’opportunità di sospensione dello sciopero. Ma in nome dell’unità aderì alla richiesta sia di Fegica e Figisc che ministeriale di sospensione dell’iniziativa di chiusura degli impianti.
Dopo di che abbiamo lavorato con intensità e pazienza, insieme al MSE, per dipanare la matassa della trattativa, incalzando l’Azienda fino a fissarla a posizioni ufficiali, non più modificabili di fronte al Ministero. E proprio quando le Associazioni hanno elaborato, con sforzo e fatica, una posizione unitaria arriva questa inopinata presa di posizione.
Non capiamo, non condividiamo. L’azione Figisc divide e indebolisce il sindacato, delegittima il MSE e fa il gioco dell’ENI.
Abbiamo intrapreso un percorso con il MSE – e Figisc prima di tutti-. Diamo ancora un po’ di tempo al MSE di svolgere il suo lavoro, di appurare gli spazi di manovra e di tirare le conclusioni, che potrebbero arrivare anche in tempi relativamente stretti. Il documento unitario, del resto, è arrivato in via Molise da una decina di giorni, non mesi fa. Rilanciare adesso il tavolo negoziale diretto con ENI depotenzia il confronto istituzionale in atto e non trova giustificazione in cambiamenti di posizioni dell’azienda, che non abbiamo registrato. Non ci pare- e noi non abbiamo ricevuto segnali in questa direzione- che ci siano proposte nuove o nuove aperture.
E’ per questo che diciamo di proseguire con convinzione il confronto con l’Azienda davanti al Ministero. Se poi dovessero maturare condizioni e proposte nuove l’Azienda non ha che da comunicarcelo. Saremmo ben lieti di ripartire e chiudere in fretta un tavolo negoziale protrattosi per oltre 15 mesi.
La nostra proposta, come Faib, è chiara e nota: l’Azienda chiuda il pregresso, anticipi l’aggiornamento economico-contrattuale e si ricominci a parlare, secondo un calendario certo e depositato, di modernità e futurismo. Saremmo anche in tema e in buona compagnia, visto la ricorrenza. dell’anniversario del movimento di Marinetti.