Lo è nel merito, perché premia un alto dirigente dello Stato che con scrupolo, attenzione ed equilibrio ha vigilato sul livello dei prezzi in Italia in un periodo di grandi cambiamenti sui mercati internazionali delle commodity , con una realtà economica nazionale ancora irrigidita, negli asset di base, da strutture e articolazioni superate. E lo ha fatto senza pregiudizi e con competenza.
Lo è anche nel significato del dato politico, per il settore della distribuzione carburanti, tra quelli organizzato rigidamente intorno ad un oligopolio. Perché segnala irreversibilmente un livello di attenzione sui prezzi, nel comparto dei carburanti, inedito e anche sorprendente.
In un mercato dai prezzi storicamente allineati, che aveva suscitato un atteggiamento consumeristico indifferente, questo rappresenta un effettivo elemento di novità, un incentivo a nuovi scenari fondati su dinamicità e articolazione dell’offerta.
Ciò dà ragione, piaccia o non piaccia, a quegli operatori della rete che hanno scommesso sulla diversificazione e sulla convenienza. Raccogliendo risultati.
E’ una realtà evolutiva con cui occorre fare i conti.
Il dato, dunque, ci dice che c’è una grande attenzione all’offerta, che il consumatore sempre più farà caso ai prezzi praticati alla pompa e ciò si tradurrà per forza di cose in una concorrenza che si farà più stringente, in una situazione di organizzazione di mercato rigida.
La discesa delle quotazioni del barile, costantemente sotto i 50 dollari nelle ultime settimane, dopo che aveva sfiorato nella primavera scorsa i 150 dollari, se mette a dura prova le compagnie, chiamate a performance di ottimizzazione dei costi/ricavi, dall’altra incrocia le aspettative dei consumatori in una fase di crisi dei consumi soccorrendo il potere d’acquisto degli automobilisti.
L’ad di Eni Paolo Scaroni ha stimato in 2000 euro l’anno l’entità dei possibili risparmi per le famiglie italiane scaturenti dalle attuali quotazioni del petrolio e in 4000 dollari quelli per le famiglie americane. Sono buone notizie che possono favorire il rilancio dei consumi in generale costituendo uno stimolo alla ripresa anche dei consumi di carburanti e rimettere in moto l’economia.
E’ una buona notizia perché aumentare le vendite, per i gestori della rete, ancorati al margine pro litro, significa incrementare il reddito delle gestioni.
I risparmi americani potranno rilanciare i consumi interni e le nostre importazioni, con positivi effetti sull’industria del made in Italy e, dunque ,sui livelli occupazionali e di reddito.
Anche sul gas sono attesi ribassi, anche se occorrerà valutare gli effetti della crisi asiatica tra Russia e Georgia.
Proprio sul versante del gas il garante dei prezzi Lirosi ha certificato, alla fine di una impegnativa istruttoria, che la rete vendita italiana di GPL per autotrazione è tra le più virtuose d’Europa.
Si tratta di un altro dato molto significativo in quanto, smentendo autorevolmente tutti quegli osservatori, ed anche operatori, che a più riprese avevano scaricato la responsabilità dello stacco Italia su benzina e gasolio alla distribuzione, ha riaperto la questione dell’organizzazione della filiera e della sua attualità.
Foto: Dott. Antonio Lirosi