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Lettera ai gestori – Il successo dello sciopero e la grave azione unilaterale di Eni

La presa di posizione di Eni e le recenti polemiche sull’adesione allo sciopero, scatenate dalla nota dell’UP, che tende a ridimensionare il successo dell’iniziativa di chiusura degli impianti, al di là dei numeri, dicono solo che il Re è nudo, vulnerabile ed è stato colpito.
 
Cominciamo dallo sciopero.
Il tentativo maldestro, e audace, di negare l’evidenza sotto questo punto di vista la dice lunga.
Il successo dello sciopero è sotto gli occhi di tutti, dagli osservatori ai media, dalle compagnie ai cittadini. Nonostante tutte le iniziative messe in campo dal Governo e dalle compagnie petrolifere, con inviti e lusinghe, depistaggi e controinformazione.
Al netto degli impianti diretti, delle aree aperte per garantire i servizi minimi come da legge, delle precettazioni e delle scandalose situazioni di gestione in associazione, con la sola eccezione delle aree di dissenso strumentale, il consenso all’iniziativa sindacale è stata pressoché unanime.
Siamo fieri dei risultati ottenuti e della risposta data dalla categoria a cui abbiamo già rivolto un sentito ringraziamento.
Ora si apre una fase nuova. Il successo dello sciopero ci dice che la categoria è pronta a nuove forme di lotta.

Non dobbiamo abbassare la guardia, la mobilitazione continua fino al raggiungimento di risultati soddisfacenti per l’insieme della categoria.
Per superare, insieme, questo momento di difficoltà dobbiamo essere uniti e compatti come lo siamo stati nello sciopero; dobbiamo combattere lo strapotere delle compagnie e convincere anche i nostri colleghi che non hanno aderito all’iniziativa che le ragioni delle proteste sindacali risiedono proprio nelle difficoltà che ogni giorno dobbiamo affrontare sull’impianto.
Anche stavolta in ballo c’è non solo il nostro futuro ma anche il nostro presente.
Dare concreta attuazione ai contenuti del Protocollo d’Intesa sottoscritto con il Governo nel 2008, compresa la richiesta del bonus fiscale strutturale e far rispettare gli impegni normativi alle compagnie petrolifere, significa proprio dare risposte utili alle gestioni, sia in termini economici che di prospettive di lavoro.
Vogliamo che il Governo dia attuazione agli impegni presi per consentire a tutti i gestori di impiantare proprie attività non oil sugli impianti,secondo le esigenze di mercato, al di fuori delle regolamentazioni protezionistiche dei vari settori e senza essere strozzati dalle compagnie con affitti mostruosi; vogliamo ampliare la libertà economica dei gestori, superare le strozzature che ci tolgono spazi e ci riducono alla mercè dei signori del petrolio e dei loro burocrati, superare il doppio canale rete-extrarete.

Il tentativo di forzare i contratti di Eni.
Il braccio di ferro voluto dall’Eni è la prova più chiara del tentativo da parte dell’industria petrolifera di cambiare le regole del gioco a sfavore dei gestori. Se passasse questo tentativo, nei modi e nelle forme proposte dall’Eni, il futuro economico e gestionale degli impianti sarebbe senz’altro ulteriormente precarizzato, prima sulla rete Agip e a seguire su tutto il resto della distribuzione. L’uscita pubblica del Direttore Generale di Eni, Divisione Refining e marketing, Angelo Caridi, aggiunge ulteriore fibrillazioni al settore confermando la volontà dell’azienda di procedere su una via non condivisa e soprattutto contro la normativa vighente. Se l’Eni vuole cambiare le modalità operative di questo settore deve farlo rivolgendosi al Parlamento, facendo cambiare le leggi. Non siamo nel regno di nessuno, dove chiunque può cambiare le leggi, secondo il proprio interesse. L’Italia non è la Repubblica delle banane. Eni si autoassegna il ruolo di novello legislatore scavalcando il Parlamento e il Governo, ponendosi fuori da ogni confronto istituzionale e democratico. Autossegnandosi la parte di apripista per tutto il settore e dunque anche per le altre compagnie. Ecco perché occorre coesione e compattezza da parte di tutta la categoria. Cominciamo da Eni, una compagnia pubblica, che vuole stravolgere le leggi dello Stato, in uno Stato inerme o connivente, per piegarla alla logica finanziaria del suo milionario management. Opponiamo contrasto negoziale, disponibilità al confronto ma pronti a manifestazioni di chiusura degli impianti mirate alla rete Agip: Siamo disponibili al confronto e all’innovazione ma in un percorso condiviso e accettabile. Questi signori intendono un solo linguaggio: la perdita di erogato e di quote di mercato. E’ il momento di dare il segnale giusto, chiusura su tutta la rete Agip, anche variamente articolata, se l’Azienda vorrà procedere unilateralmente.
In questo contesto vi è anche il tentativo, che abbiamo più volte respinto, di indebolire anche le rappresentanze sindacali: una strategia adottata anche in altre epoche recenti ed in altri settori del mondo del lavoro.
Non lasciamoglielo fare, il loro obiettivo è di trovarsi di fronte ad un gestore solo, arrendevole, senza protezioni e senza solidarietà, nelle mani degli agenti delle varie compagnie. La posta in gioco è molto alta e riguarda la tua persona, il tuo lavoro, la tua libertà:cose che non hanno prezzo: difendi te stesso e la tua dignità, difenderai tutta la categoria. Fallo sul tuo impianto e con la tua compagnia, da uomo libero, da operatore autonomo padrone del suo lavoro e del suo destino, insieme al tuo sindacato.
Qualcuno osserverà che i gestori sono dei lavoratori autonomi e quindi imprese che devono saper accettare il rischio della flessibilità del mercato, ma non vi dirà che per far questo si vorrebbe togliergli in un colpo la terra sotto i piedi: meno risorse per gestire, meno certezze per il futuro, meno diritti contrattuali.
Il Governo deve pronunciarsi con coerenza rispetto agli impegni che ha assunto con la categoria e non può continuare a pensare che la vertenza Eni, per gli aspetti di fondo sui temi contrattuali, sia questione da risolvere tra associazioni e azienda: il tema che il Governo deve affrontare con noi e tutto il settore è il futuro della distribuzione carburanti e dei prezzi dei prodotti petroliferi, annullando, ad esempio, il differenziale di prezzo tra rete ed extra rete: una concorrenza truffaldina, quella dell’ extra rete, sleale, ai danni dei gestori, che colpisce tutti i cittadini-consumatori.
Una volta si diceva che il primo e più efficace modo di difendere gli interessi della categoria fosse quello di far valere le proprie ragioni sull’impianto di ciascuno di noi: è ancora così. Alziamo la testa, guardiamo negli occhi il nostro interlocutore forti del fatto che siamo gestori e siamo sulla strada a svolgere una attività economica degna di rispetto ed un servizio di pubblica utilità per il quale è più che legittimo attendersi giusti riconoscimenti economici e normativi.

Guardiamo avanti con fiducia, insieme vinceremo da soli ognuno è perdente. 

Martino Landi 
Presidente Faib

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