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Le motivazioni dello sciopero – Faib non firma il documento FEGICA FIGISC

Esprimendo soddisfazione per l’andamento dello sciopero e per la partecipazione della categoria all’iniziativa di chiusura degli impianti, Faib ritiene che vadano salvaguardati i motivi ed i temi al centro della piattaforma sindacale.
In questo senso ci sono tre motivi per cui non abbiamo voluto firmare il documento Fegica Figisc .

1) Le motivazioni al centro dello sciopero sono il bonus fiscale, nella sua versione strutturale e non episodica, e il mancato rispetto del protocollo d’intesa. A queste motivazioni, centrali e motivanti, dello sciopero generale di tutta la categoria, si sono aggiunti i temi del rinnovo del contratto che riguardano però solo due compagnie.
Le motivazioni dello sciopero in questa ottica rimangono tutte al centro della scena politico-sindacale inalterate e irrisolte.
Abbiamo portato la categoria allo sciopero per il bonus fiscale strutturale, cioè varato una volta per sempre, come da impegni del Ministro Scajola nel protocollo d’intesa del 20 giugno 2008, con il quale la categoria acconsentì alla riforma di liberalizzazione del settore, riforma che cancellò le distanze, le superfici ed altro.
Il Bonus fiscale non è un atto di liberalità del Principe-Stato. E’ un atto dovuto per un servizio reso.
Un servizio che frutta allo Stato circa 25 miliardi di euro l’anno; raccolti, custoditi e versati dai gestori tutti i giorni e tutte le sere, a proprio rischio e pericolo, qualche volta lasciandoci la pelle.
Non c’è nessun operatore economico sul mercato, né in Italia né nel resto del mondo, che raccolga, custisca e conferisca danaro a titolo gratuito. Lo sanno molto bene lo Stato e i suoi Ministri, lo sanno per gli alti costi conferiti di provvigione, di aggio, di percentuali pagati ai vari soggetti addetti alle riscossioni di tasse, tributi, giochi, recupero credito e quant’altro; come lo sanno i gestori che per incassare, anche accise e iva, con la moneta elettronica sopportano un costo pari a circa ¼ del proprio margine a favore del sistema bancario. L’unica categoria che riscuote danaro a titolo gratuito e con una forte percentuale di rischio è il gestore della rete carburanti al quale in aggiunta non è corrisposta neppure un’assicurazione, né sulla sicurezza personale, e sulla vita, né sull’incasso. Con il bel risultato che se subisce un furto o una rapina ci rimette, non solo in termini di sicurezza, del suo e deve rifondere anche danaro delle sue tasche. Questo è il bonus fiscale per il quale di anno in anno il (i) Governo (i) ci costringe a minacciare scioperi e agitazioni.
E’ ora di dire basta. Siamo in presenza non di una elargizione a titolo gratuito ma di un giusto riconoscimento di un servizio reso, che in termini attuali vale 1/3 del margine del gestore.
Dire che la questione bonus, varato solo per l’anno in corso, è risolta è dire una verità a metà.
E’ apprezzabile la soluzione presentata se si considera che la misura era addirittura a rischio, nonostante le promesse altisonanti. Ma dire che la questione bonus è risolta, significa fare un’affermazione che non corrisponde alle aspettative della categoria né alle motivazioni dello sciopero. E, considerazione finale, se la questione bonus fosse risolta coerenza vorrebbe, come giustamente dice il Ministro Scajola che lo sciopero fosse revocato.
Poiché per Faib la questione bonus non è risolta, come non risultano neppure calendarizzate le questioni poste nel protocollo d’intesa, lo sciopero giustamente rimane in atto.

2) Il secondo motivo è che al centro dello sciopero, almeno per Faib, non ci sono le vertenze Eni e Shell, come si potrebbe dedurre dalla lettura della nota congiunta, anche se in quelle vertenze ci sono profili generali che pesano su tutta la categoria e riguardano tutti i gestori.
Faib non ha proclamato uno sciopero generale per i gestori di alcune compagnie, sarebbe stato ingiusto farlo per i gestori delle altre petrolifere e per le altre compagnie stesse.

3) Terzo motivo, il Governo non deve intervenire sugli aspetti economici delle singole trattative, ma deve pretendere il rispetto delle norme, il rinnovo dei contratti come da previsione legislativa, l’erogazione dei diritti maturati ed inibire qualsiasi tentativo forzoso atto a stravolgere la contrattazione, portandola fuori dal dettato della 32/98 senza condivisione.
Tutte questioni alterate nell’ordine gerarchico, e dell’importanza politica, del documento che non abbiamo voluto condividere perché rischia di stravolgere il senso dello sciopero, che portiamo avanti in modo convinto, unitariamente.