Il decreto interministeriale Mise-ministero dei Trasporti sui criteri per l’assegnazione delle aree di servizio autostradali sarebbe in dirittura d’arrivo. Un traguardo atteso da tempo e per il quale sono stati portati avanti diversi tavoli di concertazione con tutta la categoria. Ma a quanto pare inutilmente se, come trapela, anche UP,dopo Faib Fegica e Anisa, è pronta al ricorso.
Il decreto, alla firma dei ministri, dopo lungo tergiversare sembra non incontrare neanche il favore dell’industria petrolifera che ha già annunciato il ricorso al Tar. A destare particolare preoccupazione sarebbe la mancata ristrutturazione e la rivisitazione dei criteri di affidamento che relegherebbe la parte della filiera petrolifera in posizione marginale sulla rete autostradale premiando gli altri attori presenti sul segmento, a partire da quello della ristorazione.
In questo senso il Governo non ha tenuto in considerazione nè le denunce dell’Antitrust nè quelle di Bankitalia che hanno individuato nella sproporzionata elevatezza delle royalties pagate dai cittadini italiani, le cause della crisi di sistema che sta vivendo l’autostrada italiana.
Come si ricorderà ad agitare le acque tra concessionarie autostradali e parte petrolifera ci avevano pensato i benzinai che a giugno scorso, dopo la pubblicazione da parte di Autostrade per l’Italia del bando per l’affidamento di 30 aree di servizio in scadenza al 31 dicembre 2015 avevano fatto ricorso al Tar del Lazio. Secondo i sindacati dei benzinai prima di procedere alla messa a punto dei bandi (sono oltre 300 quelli in scadenza a fine anno) si sarebbero dovute definire nuove regole Quelle attuali servono a mantenere privilegi medievali, tipo le gabelle, a favore dei ricchi concessionari che percepiscono oboli per ogni tipo di servizio.
Nel mirino dei sindacati, anche le royalty alle stelle che concorrerebbero al doppio effetto “calo qualità del servizio/aumento dei prezzi”. Secondo Faib, Fegica e Anisa i bandi sarebbero infatti costruiti secondo schemi che contrastano direttamente con le norme vigenti e conservano privilegi e lucrose rendite di posizione – in termini di pedaggi e royalty – che in questi anni hanno prodotto un decadimento verticale della qualità del pubblico servizio offerto all’utenza, oltre che un livello di prezzi dei carburanti e del servizio di ristorazione più alti d’Europa, ad evidente danno dei consumatori e dei gestori stessi. Per questo le sigle hanno già di impugnato presso il Tar tutti i bandi di gara pubblicati.