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Assemblea UP: grande peso del fisco sul costo della benzina, crisi di erogati, modello autostradale in tilt e assalto della criminalità. Faib: analisi condivisibile ma restano distanze

Il petrolio scende, il differenziale con il prezzo industriale europeo si è ormai azzerato, ma i prezzi della benzina potrebbero continuare a salire a causa del peso del fisco.
L’Unione Petrolifera, in occasione dell’Assemblea Annuale, torna a lanciare l’allarme sul prelievo fiscale, in uno scenario per altro favorevole da un punto di vista generale, con le fatture energetica e petrolifera in forte flessione grazie al crollo del prezzo del greggio, ma anche a causa del calo dei consumi.
Il Presidente di UP Gilotti ha avvertito che "il problema dell’elevato carico fiscale sui carburanti, oggi intorno al 60% del prezzo finale, si riproporrà con forza nei prossimi anni, considerato che tra IVA, clausole di salvaguardia e coperture varie, sono già programmati aumenti fino al 2021 per 3 miliardi, pari a circa 12-14 cent al litro". Benzina e gasolio, e quindi gli automobilisti, continueranno dunque a essere considerati come una sorta di ‘bancomat’ dalla finanza pubblica, a meno che non si replichino le decisioni prese in merito agli aumenti che sarebbero dovuti scattare a inizio 2015 e a luglio, e quindi il Governo trovi altre soluzioni.
Il sistema paese, comunque, in questo momento sta chiaramente approfittando del contesto energetico favorevole. La fattura energetica, vale a dire i costi sostenuti dall’Italia per approvvigionarsi all’estero, nel 2014 è scesa del 21% a 44,2 miliardi, ai minimi dal 2005, mentre quella petrolifera è scesa a meno di 25 miliardi. Basta guardare al prezzo del greggio, del resto, per spiegare gran parte della flessione: il costo medio annuo di una tonnellata è stato infatti pari a 548,1 euro, contro i 607,5 del 2013 (-9,8%), che è la risultante di un minore costo all’origine (-9,5% in dollari) e di un apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro (+0,3%). Il calo del 3,8% riporta invece i consumi sui valori dei primi anni ’90: in particolare a scendere è stato il gas (-11,7%), per effetto della minore richiesta per la produzione termoelettrica e delle temperature più miti dell’anno. Qualche segnale di risveglio si è invece registrato sul fronte dei consumi di carburanti: la benzina ha limitato il calo all’1,5% e il gasolio da autotrazione è invece cresciuto dell’1,9% "riflettendo anche un certo recupero delle attività produttive". Il problema, però, restano la rete di distribuzione, in particolare quella autostradale, dove è urgente intervenire per risolvere problemi quali "l’eccessivo numero di impianti, gli alti costi di gestione, le roylaties fisse sproporzionate", ma anche le regole in materia di raffinazione, ormai in "crisi strutturale". Un capitolo a parte è invece quello delle rapine: nel 2014 quasi un impianto di distribuzione carburanti su 10 (l’8,5%) è stato assaltato. il problema, ha spiegato Gilotti, "sta nell’enorme quantità di contanti con cui si paga la benzina, pari a 50 miliardi in banconote da 5, 10 e 20 euro”.
Per Faib l’analisi è condivisibile ma restano le distanze su diversi punti qualificanti, dalla lettura dell’attuale strutturazione del mercato rete extrarete, alla mancanza di condivisione dei contratti di commissione, alle politiche di innovazione perseguite, a quelle in Autostrade, alla mancanza di una strategia verso il sistema delle società di gestione dei circuiti interbancari per la gestione della moneta elettronica, fino alla condotta di alcune società petrolifere associate a UP che si pongono fuori dal quadro normativo, praticando anche una concorrenza sleale basata sull’abuso di posizione dominante evadendo gli obblighi di rinnovo contrattuali.