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Pagamenti elettronici, articolo sulla Repubblica del 22 gennaio 2015. Landi: ingiustificate commissioni gravose

 

Pagamenti elettronici, i costi preoccupano i consumatori

L’associazione Italian E-Payment Coalition vuole partecipare al tavolo per incentivare l’uso delle carte. "Temiamo l’approvazione di un regolamento europeo che scarichi i costi sui cittadini"


Stefania Aoi


La guerra al contante in Italia ha tempi lunghi, e si fa sempre più aspra perché nessuno vuole pagare i costi che i pagamenti elettronici comportano. Il governo da anni cerca di promuovere l’uso di carte di credito e bancomat, ma ancora 87 pagamenti su 100 si fanno in modo tradizionale. E l’Italia è indietro rispetto ad altri paesi europei. L’obiettivo ora è incentivare l’uso del denaro di plastica, passo indispensabile per la lotta all’evasione e al sommerso che in Italia vale 275 miliardi di euro e per la riduzione dei costi di gestione delle banconote che ammontano a circa 4 miliardi di euro l’anno per le banche e 8 miliardi per il Paese secondo Agenzia delle Entrate. In questa battaglia però sono mille gli ostacoli, a partire dai vari altolà intimati dai commercianti, insorti dopo l’introduzione dell’obbligo ad accettare il denaro di plastica per importi superiori ai 30 euro.
Benzinai, ristoratori, negozianti non ci stanno a vedere erosi i propri margini di guadagno a causa delle commissioni interbancarie, ritenute troppo elevate, e delle spese di attivazione dei terminali Pos. Un rapporto di Confesercenti parla di spese per un negozio intorno ai 1700 euro l’anno (tra installazione e commissioni) in caso di transazioni sui 50mila euro. "Ci chiediamo poi, il perché di commissioni elevate, visto che la diffusione dei pagamenti elettronici aiuterebbero le banche a risparmiare diversi miliardi sulla gestione del contante?", si domanda Martino Landi, presidente nazionale di Faib Confesercenti. La Commissione europea in ogni caso dovrebbe porgere una mano d’aiuto agli esercenti. Potrebbe essere presto approvato un regolamento che stabilisce i limiti massimi(lo 0,3% per i pagamenti con carte di credito e lo 0,2% per quelli con carte di debito), uniformando così i costi delle commissioni a livello comunitario. Si tratta di una storia che non è ancora arrivata alla fine, ma che ha già messo sull’attenti i consumatori.
Italian E-Payment Coalition (Iepc) teme che alla fine saranno i cittadini a restare con il cosiddetto cerino in mano. Il gruppo, nato per volontà di Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Movimento difesa del cittadino e Assoutenti, scrive sul suo sito che proprio l’approvazione del nuovo regolameno europeo potrebbe portare a un aumento dei costi delle carte a discapito dei titolari. "Questo provvedimento – dichiara Antonio Longo, presidente di Iepc – rischia di essere un boomerang e di avere l’effetto contrario, invece di incentivare l’uso dei pagamenti digitali". Dall’associazione degli istituti di credito (Abi) arriva nel frattempo la proposta, rivolta alle istituzioni, di stabilire incentivi e sgravi a livello italiano per chi utilizza il denaro di plastica e per quegli imprenditori che accettano questi pagamenti.
Un’idea condivisa da Iepc che chiede alle istituzioni di prendere esempio da Corea del Sud e America Latina, che hanno ridotto, grazie a interventi strutturati, l’uso del contante. "Chiediamo poi maggiore trasparenza del sistema tariffario che regola il servizio Pos – spiegano dall’associazione – E metodi alternativi al contante in tutte le pubbliche amministrazioni, per eliminare l’utilizzo del cash negli enti pubblici". Proposte che potrebbero presto essere discusse a un tavolo sul tema, che anche Agenzia delle Entrate vuole istituire. Il direttore Rossella Orlandi ne è convinta: "Oltre a coinvolgere ministeri, esercenti, ordini professionali e banche, a quel tavolo ci dovranno essere anche i consumatori".