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Moneta elettronica, Faib Firenze al Direttore Generale dell'Agenzia delle Entrate: i costi non possono gravare solo sui gestori

Con una nota indirizzata al Direttore Generale Agenzia Entrate Dott.ssa Rossella Orlandi, Romano Tinti, Coordinatore della Faib fiorentina risponde ad un suo articolo pubblicato sulle pagine del Messaggero sull’uso della moneta elettronica

Riportiamo il testo della nota

Gentile Dott.ssa Orlandi,
condivido quanto da lei dichiarato, sulle pagine del “Messaggero” in data 25/09/2014, in riferimento all’impatto positivo che può determinare l’uso della moneta elettronica sulla riduzione del sommerso e sul costo della gestione del contante.
Mi permetto, però, di farle notare che con rammarico constatiamo che il Governo ed il sistema bancario continuano a scaricare i costi e le inefficienze del sistema sulle nostre categorie, rendendo di fatto insostenibile l’accettazione dei pagamenti con moneta elettronica, a meno che non si decida di rinunciare a parte del guadagno o nella peggiore delle ipotesi scaricare sul consumatore finale questo esoso e ingiusto balzello. Ci sono alcuni motivi per cui le imprese tardano a mettere in atto, o peggio, rinunciano a ricevere pagamenti con la moneta elettronica
Per portare alcuni esempi concreti, le ricordo che il costo per imprese della ristorazione o settore abbigliamento e o generi vari oscilla da un 1,5% ad oltre il 2% dello scontrino. Se poi moltiplichiamo il totale dei corrispettivi riscossi con moneta elettronica, ci accorgiamo che per l’impresa il costo è paragonabile ad un dipendente.
Le segnalo inoltre che mentre tutte le imprese sono fortemente penalizzate, quelle della distribuzione carburanti hanno un aggravio di costi che incide dal 30 al 40% del margine netto.
Nella pratica questo corrisponde ad un aggravio rispetto alla media delle imprese europee di oltre il 50%. E’ doveroso ricordare che, l’Europa prevede l’armonizzazione delle commissioni allo 0,2% per le carte di debito e allo 0,3% per le carte di credito, riprova ne è la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea 11 Settembre 2014 causa C-382/12P.
Detto questo il dubbio sorge spontaneo, o gli istituti di credito delle altre nazioni hanno preso un abbaglio e di conseguenza rinunciano a consistenti entrate, o il nostro sistema bancario e le nostre istituzioni danno per scontato che le imprese Italiane sono “polli da spennare”.
Dobbiamo pensare che tutte le dichiarazioni a favore dell’uso della moneta elettronica sono ad esclusivo vantaggio di alcuni? Oppure, dobbiamo insistere perché un corretto uso e gestione della moneta elettronica sia veramente un vantaggio per le imprese, per gli istituti emittenti e per i cittadini?
Senza ombra di dubbio o smentita la seconda ipotesi è quella giusta, da portare avanti con assoluta trasparenza e spirito di collaborazione.
La tecnologia, a partire dalle nuove generazioni di telefonini, indirizza il consumatore ad un uso sempre più limitato di contante con un incremento esponenziale dei pagamenti per via elettronica, questo non comporta necessariamente un danno, anzi, riflettiamo sulla quanto ci abbiamo guadagnato in sicurezza senza maneggiare più contanti.
Le categorie economiche sono pronte da tempo, aspettiamo che gli altri si diano una “smossa”.