E’ atteso per domani, mercoledì 23 luglio, il taglio del nastro della nuova Autostrada A35, la cosiddetta "BreBeMi" che collegherà Brescia, Bergamo e Milano immaginata per alleggerire il traffico sulla A4, la Milano-Venezia. Un’opera costata 1 miliardo e 615 milioni di euro e realizzata in cinque anni dopo un’idea nata quasi vent’anni fa: 62 chilometri di autostrada.
Purtroppo, però, sarà un’inaugurazione senza caffè e senza benzina. Questo perché lungo i 62 chilometri della tratta che collega Milano e Brescia sono state sì realizzate due aree di servizio e ristoro, ma sono deserte. Il problema sono i costi di gestione troppo alti e i margini di guadagno decisamente troppo bassi sul fronte dei carburanti più che su quello della ristorazione. Così le gare indette per aggiudicare una delle due sono andate tutte deserte. Quindi, chi percorrerà la BreBeMi dovrà sincerarsi di avere nel serbatoio carburante sufficiente se non vuole rimanere a secco.
Automobilista avvisato, mezzo salvato dunque. Almeno fino alla fine dell’anno quando una delle due aree potrebbe trovare un gestore: è difficile che avvenga prima. Non solo. Sulla BreBeMi non ci sarà nemmeno un tutor, ‘brevetto’ di Autostrade per l’Italia. A quasi vent’anni da quando si è iniziato a pensarla, a 15 dal progetto preliminare, un anno e mezzo dopo i primi viaggi promessi, la BreBeMi si presenta monca dei servizi essenziali.
“Come volevasi dimostrare, siamo alla crisi di un modello. Il punto è che le royalties pretese dai concessionari sono troppo elevate – ha detto Tonino Lucchesi, Presidente di Faib Autostrade – c’è una rendita di posizione inspiegabile di per sé, aggravata dalla crisi degli erogati in Autostrada che ha raggiunto picchi del 50% che ha messo in gravissima difficoltà le 430 stazioni di servizio di cui circa il 10% è attualmente in una situazione di pre-fallimento. Su questo segmento di viabilità incide enormemente la posizione oligopolistica dei concessionari autostradali che hanno buon gioco ad imporre condizioni di affidamento delle aree gravemente onerose. Il peso delle royalties e dei minimi garantiti in misura fissa è divenuto nel corso degli ultimi tre anni insostenibile per il sistema della distribuzione carburanti in autostrada, come hanno riconosciuto anche l’Antitrust e il Ministero dei Trasporti. Non è solo la BreBeMi ad essere senza servizi, vi sono anche tronchi autostradali in diverse tratte senza servizi, e l’area delle crisi rischia di allargarsi”.
“La contrazione dei consumi – ha continuato Lucchesi – ha fatto esplodere le contraddizioni di un sistema bloccato che grava sul sistema della mobilità, depauperando risorse ed asset pubblici. Il sistema delle royalties garantisce alle concessionarie autostradali rendite da centinaia e centinaia di milioni di euro, derivanti dalla vendita carburanti (mediamente dai 70 ai 90 euro Klt con punte superiori a 100 euro/Kl, per un complessivo di due-tre miliardi di litri) che si sommano a quelle ancora più corpose derivanti dalle vendite delle aree shop e della ristorazione, con royalties sui fatturati dal 15 al 30%. Un sistema che con tutta evidenza mostra la corda e necessita di una profonda rivisitazione. Ma occorre anche lavorare per porre al dibattito pubblico l’opportunità di separare la concessione delle tratte della viabilità autostradale da quelle delle aree di servizio e introdurre vincoli e conflitto di interesse tra concessione delle tratte stesse e la gestione delle aree oil e non oil. Sono nodi di una tale rilevanza e complessità che rimettiamo al confronto pubblico e certamente richiamano il ruolo della politica e del Governo.”