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Gianni Nettis: una riflessione su tutto per la distribuzione carburanti

Pubblichiamo una lettera di Gianni Nettis, presidente regionale e provinciale di Faib Piemonte, che per questa occasione preferisce firmarsi semplicemente come gestore carburanti.
Cari colleghi, da tempo continuo ad avere in testa una domanda insistente: cosa si vuole fare della nostra categoria? Anzi, cosa noi vogliamo fare della nostra categoria?
Da tempo andiamo dicendoci che le gestioni sono in difficoltà . Dubito che qualcuno possa smentirlo. Eppure continuo a sentire gente che urla ai quattro venti il calo di erogato, l’aumento dei costi, il peso delle campagne promozionali, i costi delle banche. Si è urlato di lottare contro le compagnie petrolifere ma a forza di tanto urlare la nostra voce si è affievolita fino a diventare un sussurro di malessere. Si è urlato di difendere i nostri contratti, il diritto al lavoro e intanto le compagnie, Shell in testa, cancellano i gestori con i contratti di associazione in partecipazione. Eravamo pronti a scioperare contro il governo per difendere l’unica nostra possibilità di sopravvivenza, cioè il bonus fiscale e il Garante ci tarpa le ali rimandando le date scelte per la protesta. Tutte sacrosante battaglie per difendere i diritti e il futuro della categoria in attesa però di trovare sfogo e risposte concrete.
Se già prima era necessario ora lo è ancora di più: urge una profonda e costruttiva riflessione. Riflessione di tutti, su tutti.
A partire dalle tre associazioni sindacali: si decida una linea comune nei confronti delle compagnie petrolifere, Agip per prima e si affrontino insieme i problemi. Le incertezze, i protagonismi o le contrapposizioni di principi sono pagate a caro prezzo dalla categoria a cui dobbiamo rendere conto.
Non pensino nemmeno i gestori di essere esenti da colpe: ognuno di loro che lavora sul piazzale deve capire se appartiene o no ad una categoria. Se pensa di poter procedere da solo, di coltivare il proprio orto senza guardare il vicino lo faccia con coscienza assoluta. Non venga però poi a sindacare con le associazioni di categoria perchè la compagnia o il governo lo assilla con gli sconti o con il rinnovo del contratto o con chissà che altro. Se invece il gestore si sente parte di una categoria, cominci a comportarsi di conseguenza. L’essere categoria non vuol dire aiutare solo qualcuno ma sostenersi l’uno con l’altro. Non possono esistere gelosie nè tanto meno non possono esistere i furbi. Quelli che pensano di essere meglio del collega o di potersene fregare delle leggi per prendere qualche litro in più al vicino. Siamo tutti quanti nella stessa barca. Non siamo noi a doverci fare concorrenza. Non con queste regole del gioco. O si cambiano radicalmente le regole oppure siano le compagnie petrolifere a scontrarsi l’una con l’altra, marchio contro marchio. E in questo non si può accettare che una azienda petrolifera permetta uno sconto su un punto vendita e a quattrocento metri di distanza il gestore con il medesimo marchio, con la stessa tuta, con lo stesso prodotto venda a prezzo pieno. Lo sconto sia uguale per tutti oppure non ci sia per nessuno.
Decidano anche le compagnie petrolifere: ci dicono sempre che il gestore è al centro del progetto, che noi siamo la faccia tra l’azienda e il cliente. A me pare più che altro che noi siamo il vero business della compagnia: noi siamo quelli che paghiamo in anticipo la benzina, l’olio, che garantiamo le campagne promozionali, non l’automobilista.
Ci dicano, quale è¨ il loro progetto per noi? Razionalizzarci per morte naturale di tutti quei punti vendita che non stanno più sul mercato? Siano chiari, se questa è l’intenzione permettano però ai gestori di prendere il fondo indennizzo e di potersi inventare un posto di lavoro.
Vogliono aprire definitivamente alla grande distribuzione e buttare al vento anni di investimenti sulla viabilità ordinaria? Lo dicano e ci concedano di uscire dal mercato con dignità , non elemosinando qualche millesimo di margine in più per pagare gli interessi passivi delle banche.
E in ultimo, anche il governo sia chiaro. Noi che siamo un bancomat dello stato, che giornalmente raccogliamo fiumi di denaro che reindirizziamo nelle casse dell’erario tra iva e accise, vogliamo capire quale destino avremo. Toglierci il bonus fiscale vuol dire accelerare il processo di selezione naturale: non credo di dire una falsità nell’ipotizzare che un impianto su due è sull’orlo del fallimento e non può permettersi il lusso di sostenere una spallata così brutale.
Lo Stato decida anche se i nostri impianti devono diventare totalmente automatizzati: io mi auguro che questo non capiti. Credo nel valore del nostro lavoro, che la nostra presenza sulle strade abbia un ruolo anche di presidio sociale. Più che altro sono fermamente convinto che io mi batterò per difendere il mio futuro e i nostri diritti. Mi auguro di non essere il solo. 

Gianni Nettis
Gestore carburanti

Articolo de "Staffetta Quotidiana"