L’ennesimo ritocco dell’accisa è solo il primo degli aumenti di imposizione fiscale sui carburanti che dovranno sopportare gli italiani. Tra il 2014 e il 2017, infatti, sono programmati ben quattro incrementi: uno il prossimo gennaio, tra meno di un mese; addirittura due nel 2015 e, infine, un altro nel 2017, per un aggravio di 731 euro in maggiori tasse ogni anno per l’automobilista ‘medio’. L’esborso sarà graduale: 36 euro nel 2014, 214 nel 2015 e nel 2016, 267 nel 2017. Nell’insieme, sulle spalle degli automobilisti italiani cadranno – fra il 2014 e il 2017 – maggiori imposte per 1.313 milioni: 1076 di maggiori accise e 237 dell’IVA relativa.
A lanciare l’allarme è il Presidente di Faib-Confesercenti Martino Landi, che spiega: “Con un aggravio del genere, i consumi di carburanti sono destinati a calare ulteriormente, mettendo ancora in più in difficoltà i gestori degli impianti, che per il 50% sono già indebitati a causa dell’andamento negativo del mercato. Un tempo il ricorso all’aumento dell’accisa era uno strumento utilizzato quasi esclusivamente per affrontare eventi eccezionali, dai disastri naturali alle guerre. Adesso, invece, l’aumento dell’imposizione fiscale sui carburanti è diventato il metodo privilegiato per tappare i buchi che si aprono nel bilancio dello Stato”.
In particolare, ecco il dettaglio dei 4 aumenti previsti nei prossimi anni:
1. L’aumento di 4 cent. a litro che scatterà dal 1° gennaio 2014 per effetto del DL 91/2013, il c.d. Decreto Cultura, a copertura delle agevolazioni fiscali introdotte a favore del cinema
2. L’aumento di 2 cent. a litro che scatterà dal 1° gennaio 2015 per effetto del DL 69/2013 e del DL 102/2013
3. L’aumento di 18 cent al litro che potrebbe scattare sempre dal 1° gennaio 2015 ove – come sembra – si deciderà di attingere ai prodotti petroliferi per coprire le maggiori risorse necessarie per evitare il pagamento della c.d. mini-IMU (la differenza che resterebbe a carico dei contribuenti, dopo l’abolizione della 2^ rata)
4. L’aumento di 6 cent. al litro che scatterà dal 1° gennaio 2017 secondo quanto previsto dal testo della Legge di Stabilità 2014, nella versione appena approvata dal Senato