Faib, Fegica e Figisc hanno rivolto al Presidente del Consiglio On. Letta, al Ministro dello Sviluppo Economico, Zanonato, e ai due Sottosegretari De Vincenti e Vicari, oltre che ai Presidenti delle Commissioni Bilancio, Finanze e Industria di Camera e Senato, una nota unitaria in cui formulano “un forte invito al Governo a ricercare le coperture necessarie all’equilibrio di bilancio sia verso più corposi tagli alla spesa pubblica che ad altri capitoli di entrata, evitando alla Categoria dei nostri operatori – costituita da circa 23 mila gestori con circa 100.000 addetti – di dover assumere iniziative di protesta per la tutela e la salvaguardia dei posti di lavoro.”
Nella nota, le tre Federazioni dopo aver premesso che “la distribuzione carburanti italiana è in uno stato di grave crisi, determinato dalla forte contrazione degli erogati seguita alla generale crisi dei consumi e al forte inasprimento del prelievo fiscale” e sottolineato che “sulla rete ordinaria le vendite nel 2012 si sono ridotte, rispetto al 2011, del 10,6% per la benzina e nei primi 7 mesi del 2013 di un ulteriore 7%; i litri di benzina negli ultimi 10 anni si sono dimezzati, passando dai 12 miliardi di litri del 2002 ai 6 miliardi del 2012. Non va meglio per il gasolio che ha visto riduzioni di erogato nel 2012 dell’8,8% rispetto al 2011, con un ulteriore riduzione del 5,6% nel primi sette mesi dell’anno. Sulla rete autostradale lo stato delle gestioni è, se possibile, ancora peggiore: mediamente si registra una riduzione del 50% negli ultimi tre anni”, hanno evidenziato come “tale situazione, peraltro, ha finito per ripercuotersi, negativamente, sul gettito complessivo (accise+ Iva) per l’Erario che, anziché aumentare com’era nelle previsioni, alla fine del 2013 registrerà una diminuzione di circa 1 Miliardo di €uro per la quale sarà necessario trovare una copertura ulteriore per rimanere in linea con le previsioni di gettito.”
Le Associazioni dei gestori hanno quindi argomentato che “per l’effetto combinato di questi fattori, si è gravemente deteriorata la situazione economica dei gestori carburanti; i quali, ad oggi, risultano per il 50% della rete pesantemente esposti con le compagnie petrolifere e il sistema bancario, con una sofferenza che supera il mezzo miliardo di euro.”
Faib, Fegica e Figisc, citando recenti studi, hanno denunciato che “il carico fiscale pesa per il 62,3% sul prezzo finale della benzina e per il 55,% su quello del gasolio”; segnalando che “siamo al primo posto per il livello di prezzi più alti, al secondo per il carico fiscale complessivo, al terzo per l’incidenza del prelievo sul prezzo finale: sia per la benzina che per il gasolio. Ad oggi, più nel dettaglio, siamo più alti, rispetto alla media europea, dell’11,5% per il prezzo della benzina e del 15% per il gasolio; abbiamo il carico fiscale più elevato per il 17% per la benzina e per il 28% per il gasolio. Si aggiunga che il vero “stacco” con l’Europa – che sul prezzo al consumo è pari a ben 25,8 cent/litro – è costituito da quello delle imposte, che pesa per 25,4 cent/litro, il 98 % del totale.”
Le Federazioni dei benzinai, premesso che i Governi finora hanno potuto ritenere, “a fronte di consumi poco elastici, che le manovre sulle accise fossero come strumenti certi ed immediati di pronto cassa, capaci di generare anche un extra gettito aggiuntivo sul versante dell’Iva” hanno fortemente rimarcato che ”a partire dal 2007 tale assunto è stato messo in discussione dall’andamento parallelo delle vendite combinate con l’appesantimento fiscale”; specificando: ”fino al 2004 consumi ed imposte si sono mossi di pari passo: fatto uguale a 100 il dato 2002, i consumi sono cresciuti fino a 102, mentre le imposte sono arrivate a 103,5%. Successivamente invece si è andata a delineare una forbice crescente, culminata nel 2013 in un rapporto pari a 79 per i consumi a fronte di 154 per le imposte. In pratica, ad un aumento del 54% del livello impositivo i consumi hanno denunciato una flessione del 21%. …In più, l’effetto combinato della crisi dei consumi e dell’ incremento record dell’imposizione fiscale ha già spazzato via 1.009 gestori nei primi 10 mesi del 2013.”
Sulla base di queste argomentazioni Faib, Fegica e Figisc, hanno sollecitato il Governo e il Parlamento a “riconsiderare i pesanti contraccolpi negativi che possono arrivare alla nostra stremata Categoria dall’ulteriore previsione di altri inasprimenti come quelli contemplati dal DL 69/2013, Decreto del Fare, e dalla clausola di salvaguardia dell’Art. 15 del DL 102/2013. Questo settore ha già erogato circa 200 miliardi di euro negli ultimi 10 anni. Ormai ad ogni aumento corrisponde una contrazione delle vendite: più le vendite diminuiscono più i benzinai vanno in crisi, essendo il loro margine in cifra fissa e in ragione dei litri venduti. Ecco perché ulteriori prelievi sarebbero per la nostra categoria assolutamente insopportabili e per lo Stato addirittura controproducenti.”
Dopo aver segnalato che “questa Categoria (…) ha sempre dato il segno della propria responsabile disponibilità al confronto e ai sacrifici” la nota si conclude con l’evidenziazione che “di fronte allo scenario descritto, ulteriori iniziative di inasprimento fiscale sui prodotti petroliferi, non potrebbero che vederci aspramente contrari, con iniziative che potrebbero sfociare sia in pubbliche manifestazioni di dissenso, con azioni di informazioni verso le Autorità nazionali e comunitarie, sulla reale capacità delle misure a garantire l’equilibrio di bilancio sia verso forme di contestazioni più radicali, fino alla chiusura degli impianti” e l’auspicio che l’esecutivo sappia trovare in alternativa altre soluzioni ai problemi del bilancio italiano, essendo il bancomat di settore orami logoro.