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La Faib da 50 anni sulle strade del Paese, al servizio degli italiani, a dare energia all'Italia

Quest’anno Faib-Confesercenti, la più rappresentativa Asociazione italiana di gestori, celebra cinquant’anni. Cinquant’anni in cui abbiamo accompagnato la storia dell’Italia e degli italiani, dando letteralmente energia al cambiamento che ha trasformato – non senza contraddizioni – un Paese agricolo in una grande economia avanzata, in una importante realtà in movimento.
Dagli anni del miracolo economico alle nuove austerity di oggi, la storia di Faib è una storia fatta da uomini e da donne che hanno voluto e saputo crescere insieme, affermandosi come lavoratori autonomi e accompagnando l’evoluzione dei consumi e dei costumi della società italiana, sulle strade del Paese, vicino ai cittadini tutti i giorni.
In questi anni i ‘benzinai’ si sono trasformati con loro: sono diventati gestori/imprenditori, hanno saputo unirsi e fare della solidarietà e dell’unità i propri punti di forza, per rivendicare diritti, condizioni di lavoro e trattamenti economici adeguati; ma anche per tutelare i diritti di accesso ad un servizio indispensabile per gli italiani che ogni giorno si muovono, lavorano e fanno crescere il Paese.
Dal 1963 – quando un gruppo di gestori toscani ed emiliani si unirono per ribaltare il ruolo di allora di sudditanza nei confronti delle Compagnie petrolifere – ad oggi, migliaia di gestori hanno aderito a Faib e alla sua visione, rendendo l’Associazione la più grande e rappresentativa realtà sindacale della distribuzione carburanti in Italia. Cinque decenni caratterizzati da momenti difficili e da conquiste esaltanti, durante i quali la Faib ha saputo contribuire in maniera decisiva alla vita economica e sociale del Paese, spingendo e seguendo i gestori nel loro percorso dalla marginalità dei primi anni fino al loro attuale ruolo di soggetti imprenditoriali. Fino ad essere protagonista della nascita e della crescita della Confesercenti, una delle Cnfederazioni più rappresentative di quel mondo di Piccole e Medie Imprese del Commercio, del Turismo e dei Servizi che contribuiscono in modo rilevante alla crescita economica ed occupazionale del nostro Paese.

1961
In Italia circolano 2.952.800 vetture, circa 48 ogni mille abitanti.
Un litro di benzina costa 120 lire: l’equivalente di 1,575 euro di oggi
Un barile di petrolio costa 14 dollari
Elaborazioni Confesercenti su dati Anfia e Istat e Us Energy Information Administration

Gli anni ’60: il miracolo economico italiano e la motorizzazione di massa. Nasce la Faib
La Faib nasce nel 1963 grazie alla volontà, all’impegno e al sacrificio personale di un gruppo di gestori della Toscana e dell’Emilia Romagna che, usciti dall’unica Oganizzazione di allora – la Figisc Confcommercio – si organizzano e cominciano, avvicinando uno ad uno i gestori, a trasmettere loro nuovi messaggi e nuovi valori rispetto ad un rapporto di completa sudditanza esistente verso le Compagnie petrolifere.
Sono gli anni dello sviluppo tumultuoso. Gli impianti di benzina, rincorrendo la crescente motorizzazione, crescono a dismisura, con criteri non omogenei, con la logica della rappresentatività di bandiera, nei luoghi più disparati, senza vincoli d’orario né di turni, né riposo né pausa estiva, né, tantomeno, certezze normative per i gestori che potevano ritrovarsi dalla sera al mattino estromessi dagli impianti. Per l’Associazione dei gestori c’era un mondo da conquistare, quello dei diritti e della professionalità, della normazione della figura peculiare del gestore che si affacciava alla storia italiana.
Gli anni ’60, per l’Italia, segnano gli ultimi anni del boom economico: un periodo di estesa crescita economica e di modernizzazione, accompagnati da un rapido sviluppo tecnologico del Paese. Sono anche gli anni della motorizzazione di massa: gli italiani si mettono in auto e le quattro ruote circolanti nel Paese quadruplicano, passando dai poco meno di tre milioni del 1961 agli oltre 12 milioni del 1971. Fino ad allora in netto ritardo nella diffusione di auto rispetto ai Paesi più avanzati, l’Italia entra in questo periodo a pieno titolo nell’era dell’automobile di massa con la produzione di utilitarie, che potevano essere acquistate anche dai ceti meno abbienti, mentre i modelli di classe superiore contribuivano ad alimentare il sogno della macchina.
La crescita della mobilità individuale avviò una vera e propria unificazione della società nazionale, uniformando la lingua, i costumi, la mentalità delle nuove generazioni. E’ in questi anni che la Faib, appena costituita, inizia le sue battaglie sindacali, ottenendo le sue prime conquiste.
La conquista di un orario di lavoro, dalle 06.00 alle 22.00, la mezza giornata di chiusura domenicale sono i primi tasselli di una lunga marcia verso il riconoscimento dei diritti dei benzinai. I gestori subiscono la concorrenza sleale innescata dall’Aci che entra nel sistema petrolifero con impianti e con sconti per gli aderenti al Club e parte di questi sconti ricadono sulle gestioni. Dagli scioperi dei primi ’60, che hanno portato ad un orario di lavoro più efficiente, in grado di garantire il servizio ma anche condizioni di vita più umane per i lavoratori del settore, fino alla grande mobilitazione del 1968, quando la Faib – che, da sola, si era assunta l’onere dell’iniziativa di lotta – chiude gli impianti per 28 giorni consecutivi, fino ad ottenere dall’allora Ministro Tanassi, per la prima volta, l’aumento del margine di gestione. Negli stessi anni, dal 1966, inizia la protesta studentesca che culminerà con il 1968, seguita da quella degli operai del 1969, con migliaia di ore di lavoro perse, mentre l’inflazione passa da 2% a 5%. E’ in questo contesto difficile che matura lo statuto dei lavoratori e la stagione dei diritti.

1971
In Italia circolano 12.300.200 vetture, circa 209 ogni mille abitanti.
Un litro di benzina costa 162 lire: l’equivalente di 1,389 euro di oggi
Un barile di petrolio costa 10 dollari
Elaborazioni Confesercenti su dati Anfia e Istat e Us Energy Information Administration

 

Gli anni ’70: la fondazione di Confesercenti e l’austerity. Nascono i Piani Energetici Nazionali
Negli primi anni ’70 la capacità organizzativa, ormai consolidata nel tempo e nei risultati, permette a Faib di compiere altri passi importanti. Grazie all’impegno del Sindacato arriva la Legge del 18 dicembre 1970, n° 1034 sul contratto in cessione gratuita dell’uso degli apparecchi di distribuzione e delle attrezzature fisse e mobili, di durata non inferiore ai nove anni.
Insieme a Fiarc, Anvad e Uncic, Faib dà l’impulso decisivo alla fondazione, nel febbraio del 1971, di Confesercenti, che in breve tempo diventerà una delle più grandi Confederazioni delle piccole e medie imprese italiane.
La Federazione dei gestori compie anche un altro balzo in avanti sul fronte della politica economica nazionale, quando, sempre nello stesso anno, passa dalla protesta alla proposta, promuovendo la razionalizzazione di una rete distributiva che contava a livello nazionale già allora oltre 41.200 punti vendita. La logica è che occorre modernizzare e ristrutturare la rete per accrescere gli erogati medi e allineare la rete italiana alle migliori pratiche, perché in quelle condizioni il margine sull’erogato non era sufficiente a coprire i costi di gestione, in un sistema bloccato dal prezzo amministrato.
La quiete, però, dura poco: la drammaticità di una situazione politica complessa quale la situazione del Medio Oriente fa esplodere, nel 1973, la prima crisi energetica mondiale: un vero e proprio shock petrolifero, dovuto all’improvvisa e inaspettata interruzione del flusso di approvvigionamento di petrolio dai Paesi dell’Opec (l’Organizzazione degli Stati esportatori di petrolio) verso il mondo industrializzato, che porta l’Occidente alla drammatica presa di coscienza che il periodo d’oro dell’energia a basso costo, che tante risorse aveva portato ad un numero limitato di Paesi, grandi consumatori di petrolio, era definitivamente finito.
La crisi energetica del 1973 ha effetti devastanti sulle attività produttive, la mobilità individuale e la società Italiana, cambiando per sempre la mentalità della popolazione su alcuni importanti temi. Si diffonde una maggior consapevolezza dell’instabilità del sistema produttivo e si rivaluta l’importanza del petrolio, che non fu più visto come l’unica fonte di energia possibile. Viene varato il pacchetto crisi: comprende divieto di circolazione nei giorni festivi, introduzione dei limiti di velocità e riduzione degli orari di lavoro – per i benzinai si prevede chiusura dalle ore 12 del giorno precedente quello festivo fino alla mezzanotte del successivo, compresi i distributori automatici. Viene ridotta anche la programmazione Tv e l’illuminazione pubblica. Con la crisi energetica del 1973 cominciano quindi ad entrare nel vocabolario comune e nel dibattito politico parole nuove come ‘ecologia’ e ‘risparmio energetico’, segnali di un profondo cambiamento della mentalità della società europea. Ne nasce una spiccata corsa alla ricerca di nuove fonti alternative di approvvigionamento energetico in tutti i Paesi consumatori: Faib, come sempre in prima linea, partecipa alla redazione di Piani Energetici Nazionali che propongono nuove soluzioni energetiche e il trasferimento dei poteri alle Regioni per modificare il sistema distributivo dei carburanti nel territorio. Si ricorda l’importante Convegno organizzato dalla Faib il 23 marzo del 1977 all’Hotel Jolly di Roma in cui si iniziò concretamente a parlare di ristrutturazione. Parteciparono tutte le Compagnie petrolifere.In quegli anni, infatti, il nostro Paese inizia a segnare il passo: l’erogato medio annuale per impianto è di 330mila litri contro i 440mila della Francia, i 750mila dell’Inghilterra, gli 850mila della Germania. in Italia c’è un impianto ogni 392 autovetture, contro la media di uno per 592 veicoli della Germania. L’Inghilterra e la Germania, senza esitazioni, in quegli anni realizzano la profonda ristrutturazione della rete con la chiusura, rispettivamente, di 8mila e addirittura 17mila distributori.
In quegli anni diverse Compagnie petrolifere abbandonano il mercato italiano: Bp, Texaco, Mobil, Chevron, Gulf Elf, Total, Shell, per stare alle più importanti. Alcune di esse poi sono tornate sul nostro mercato.
Il decentramento regionale e l’attribuzione di nuove regole alle Regioni sul sistema distributivo dei carburanti, apre un altro capitolo sulla capacità organizzativa e di rappresentanza della Faib, cui si unisce la sua capacità nella mobilitazione alla lotta, unitamente alle altre Confederazioni, per mantenere ed accrescere la dignità della Categoria sia sul piano economico che su quello normativo. Si iniziano ad aprire i Tavoli di confronto con le singole Aziende per i problemi annessi al territorio e alla concertazione con l’Unione Petrolifera, per l’adeguamento dei margini, gli aspetti normativi e comportamentali e la tutela dei diritti della Categoria. Il prezzo della benzina lievita enormemente, passando dalle 162 lire circa del 1971 alle 270 del 1974.
Se sul piano della concorrenza dei prezzi petroliferi negli anni ’60 si registrava l’azione imposta da Aci con i propri impianti, negli anni ‘70 la concorrenza arrivava anche dalle cosiddette “cisterne volanti o cisternette”, impianti ad uso privato, che si alimentavano grazie ad una sostanziale libertà normativa.
Sul piano della figura professionale in quegli anni Faib già affermava la necessità per il gestore di riuscire ad esprimere in pieno il proprio ruolo di imprenditore, proponendo di introdurre nella gestione quegli elementi di flessibilità, tipici del lavoro autonomo, capaci di ripristinare in concreto i termini della concorrenza.
Su finire degli anni ’70 si arriva una importante intesa sottoscritta da Faib e Figisc con le Compagnie petrolifere a partecipazione statale del gruppo Eni, Agip e Ip, che anche allora detenevano circa il 30% dell’intera rete distributiva. Si tratto della tipizzazione dei contratti di affidamento per l’uso gratuito delle attrezzature e per le forniture. Oltre a importanti novità contenute nelle intese, il valore delle stesse sancì il diritto dell’Associazione a definire gli aspetti contrattuali e ad intervenire nelle vertenze individuali fra singoli gestori e Aziende petrolifere, creando così nuovi strumenti che garantiranno la più ampia tutela dei diritti dei gestori.

1981
In Italia circolano 20.150.700 vetture, circa 329 ogni mille abitanti.
Un litro di benzina costa 910 lire: l’equivalente di 1,850 euro di oggi
Un barile di petrolio costa 96 dollari
Elaborazioni Confesercenti su dati Anfia e Istat e Us Energy Information Administration

Gli anni ’80: dalla crisi energetica all’inflazione, il nuovo benessere e la contrapposizione tra gestori e Compagnie petrolifere
Gli anni ’70 si chiudono con un nuovo shock petrolifero: a seguito della rivoluzione iraniana del 1979, il prezzo del petrolio sul mercato internazionale subisce un brusco rialzo, facendo lievitare nuovamente il costo di un litro di benzina. Nello stesso tempo, l’inflazione in Italia supera il 20%, e il Paese attraversa un’altra fase recessiva, il cui costo è una forte perdita occupazionale, prima di riguadagnare la stabilità dei prezzi.
La crisi si concluderà dopo un paio d’anni, con il tranquillizzarsi dello scenario mediorientale e la messa in produzione di nuovi giacimenti petroliferi in Nazioni non appartenenti all’Opec, nel Mare del Nord e in Alaska.
Nell’’82, come risultato di una forte mobilitazion
e che vede Faib in prima linea, viene raggiunto un nuovo grande successo: l’istituzione nell’ambito della Commissione Interministeriale Prezzi di una sezione cui partecipano i Rappresentanti sindacali; risultato purtroppo vanificato dai ricorsi delle Compagnie petrolifere due anni dopo. Segue dunque un periodo di rapporti industriali difficili, che vedono una larga parte delle Compagnie aderenti all’Unione Petrolifera rifiutare qualsiasi forma di rapporto con le rappresentanze sindacali dei gestori.
In quegli anni, comunque, l’Italia inizia a ripartire: nel 1984 il tasso di crescita del nostro Pil si attesta intorno al 3%, il più alto dei Paesi dell’Europa Occidentale. Con un’incidenza dell’agricoltura sul Prodotto Interno Lordo scesa al 5%, l’Italia diventa un vero Paese industrializzato: il reddito medio pro capite degli italiani non è distante da quello degli altri Paesi europei. Anche la crescita demografica pressoché si arresta, sintomo di industrializzazione. Ma la diffusione delle automobili non frena: nel 1981 le auto circolanti in Italia sono più di 20 milioni. La realtà distributiva del nostro Paese, fortemente penalizzata sul piano competitivo con le varie realtà europee, diventa il tema di confronto del settore e, dopo l’ennesimo Piano Energetico Nazionale, si prende coscienza della necessità di procedere ad un’inversione di tendenza attraverso una forte razionalizzazione che, oltre alle indicazioni nazionali e regionali, sia condivisa e supportata dall’intero settore attraverso chiusure volontarie ed opera delle stesse Compagnie petrolifere.
La Faib, ancora una volta in solitudine, rilancia l’intuizione che emerse nel decennio precedente, tornando a proporre una nuova figura giuridica che riconoscesse il ruolo imprenditoriale svolto dai gestori. Questa volta l’affondo è poderoso e organizzato: non si tratta più semplicemente di una indicazione, ma di una vera e propria proposta. E’ il 4 dicembre del 1988, una domenica mattina migliaia di gestori Faib provenienti da tutto il Paese arrivano a Roma per riempire il Cinema Capranica per il Convegno: “Benzinai o imprenditori? una Legge giusta per dare un servizio qualificato all’automobilista”. Ma la grande mobilitazione è anche l’occasione per porre questioni aperte come la ristrutturazione, individuata dal Piano Energetico Nazionale e sul quale la Faib avanza critiche, e per rivendicare una contrattazione economica che uscisse dalla sostanziale unilateralità. A quel tempo gli impianti nel Paese sono ancora 36.000 con un erogato di poco superiore ai 700mila litri annui; da questa sede viene rilanciata anche la proposta dell’istituzione del Fondo Indennizzi. In quegli anni si affacciano i nuovi Regolamenti Europei per limitare, tra l’altro, la disciplina dell’esclusiva sulle merci diverse. Da notare, anche, che nel 1988 gli impianti autostradali sono già 438 con un erogato medio di 5.200.000 lt. e si trovano anche loro con l’esigenza di affrontare una necessaria ristrutturazione. Gli anni ‘80 si chiudono con due Intese storiche a carattere generale tra le Organizzazioni di categoria e l’industria petrolifera che affrontavano i temi che potevano discendere da una ristrutturazione della rete e per riaffermare la necessità di negoziati economici.

1991
In Italia circolano 31.033.200 vetture, circa 501 ogni mille abitanti.
Un litro di benzina costa 1.533 lire: l’equivalente di 1,384 euro di oggi
Un barile di petrolio costa 39 dollari
Elaborazioni Confesercenti su dati Anfia e Istat e Us Energy Information Administration

Gli anni ’90: torna la concertazione, arrivano liberalizzazioni. Ma anche la crisi finanziaria e la benzina ‘verde’
All’inizio degli anni ’90 si assiste a un periodo di grande concertazione, fondamentale per l’affermazione imprenditoriale della Categoria. Il dicembre del 1990 si ricorda per il grande accordo raggiunto tra Governo e Associazioni dei gestori, da cui discendono le importanti intese con l’industria petrolifera che consentirono di affrontare la fase che si apre.
Si sottolinea l’intesa raggiunta con la Presidenza del Consiglio del dicembre del ’90, che di fatto apre le porte, non senza difficoltà, ad un altro grande risultato storico conquistato dalla Categoria: il cosiddetto bonus fiscale, ovvero la deduzione forfettaria del reddito imponibile. Una misura necessaria a ridurre l’impatto della ristrutturazione e dei costi che la Categoria sopportava per svolgere il compito di esattore per conto dello Stato. E’ stata la cronaca di questi ultimi venti anni di agitazioni, proteste e scioperi della Categoria, a scadenzare le difficoltà perché la misura si affermasse come un legittimo diritto della Categoria in modo strutturale, come è oggi. Da un pezzo di cronaca di quegli anni del Corriere della Sera si comprendono i sacrifici e le lotte per la conquista del risultato: “Con o senza piombo sarà meglio fare il pieno. Oggi e’ l’ultimo giorno utile per riempire i serbatoi di carburante. Da questa sera alle 19 scatta infatti lo sciopero dei benzinai che durerà fino alle 7.00 di venerdì 19. Il blocco totale riguarda i distributori stradali (compresi self service e notturni)… La protesta è stata indetta dai benzinai Faib, Figisc e Flerica, ed è indirizzata contro il Governo che, dicono i Sindacati "ha disatteso gli impegni già assunti e contenuti nel Protocollo siglato presso la Presidenza del Consiglio il 14.12.1990". In particolare, Faib, Figisc e Flerica rivendicano la fruizione del Bonus Fscale concordato nel 1990, già tagliato nel 1992 e non definito per il 1993…”
Nel 1991 l’Acordo sindacale tra Faib, le altre Asociazioni e l’Unione Ptrolifera riconosce una altro storico risultato per la Ctegoria: definisce per le gestioni il pagamento differito delle forniture di carburante.
Intanto, la battaglia sulla figura giuridica del gestore arriva al suo apice nel 1993 con una Proposta di Legge unificata presentata alla Commissione Attività Produttive della Camera, purtroppo per arenarsi.
La liberalizzazione dei prezzi arriva invece nel maggio del 1994, dopo un’altra lunga crisi finanziaria ed istituzionale dell’Italia che dà vita al primo Governo Tecnico del Paese; così come il successivo grande periodo di riforme del commercio, in generale, e della distribuzione dei carburanti. Le auto circolanti in Italia aumentano ancora: nel ‘91 superano i 30 milioni, segnando il sorpasso sulla Francia, ferma appena sotto quota 29 milioni di veicoli. Arriva anche il primo carburante ‘ecologico’, la cosiddetta benzina ‘verde’: tutte le auto a benzina prodotte a partire dal 1994 utilizzano esclusivamente benzina senza piombo, meno dannoso per la salute, e che in breve tempo diventerà, grazie anche all’apporto della rete degli impianti di distribuzione, che procede a un rapido ammodernamento per permetterne l’erogazione ovunque, il tipo di carburante più prodotto e diffuso in Italia. Intanto nel 1992 e nel 1994 due grandi accordi tra le Organizzazioni di categoria e le rappresentanze dell’industria petrolifera aprono alla ristrutturazione delle rete, agli aspetti normativi e contrattuali, al Bonus di fine gestione e rinnovo dei margini. Sempre nel 1994, Faib è l’ispiratrice e tra i promotori dell’Accordo di settore che istituisce il CIPREG, Fondo di Garanzia e Tutela della Categoria, consistente nell’accantonamento di cifre concordate con le varie Compagnie petrolifere, erogabile a fine rapporto; tale fondo, tuttora in vigore, rappresenta un elemento di peculiarità dell’intero comparto commerciale e una certezza
per l’intera Categoria che vi aderisce.
Faib e le altre Organizzazioni di gestori stabiliscono, inoltre, nuove e positive relazioni sindacali con l’Unione Petrolifera, che si traducono in importanti Accordi Interprofessionali (del 1997 e del 1998) e conquiste storiche per la Categoria sui contratti oil e non oil e il blocco della partecipazione economica delle gestioni agli sconti e promozioni.
Sul finire degli anni novanta il Governo di centro sinistra guidato da Romano Prodi e con Ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato Pierluigi Bersani, raccoglie la sfida della ristrutturazione. E sulla scorta dell’Accordo Interprofessionale del 1997 vara il Decreto Legislativo 32/98: non un parto indolore, che anzi determina una spaccatura dell’unità sindacale tra le rappresentanze, che aveva caratterizzato quasi tutto il decennio. La Faib si schiera per la modifica e miglioramento del testo, ma ne difende le scelte di fondo. Le novità che introduce sono molte, e ancora oggi garantiscono alcuni punti fermi a tutto il settore. È l’unico vero intervento di ristrutturazione della rete italiana, affrontata con la riduzione di alcune migliaia di impianti. Si modifica la durata minima dei contratti unici di affidamento, ora 6 più 6, e si afferma la sola validità degli accordi interprofessionali per la regolazione degli aspetti contrattuali e commerciali.

2001
In Italia circolano 33.288.311 vetture, circa 584 ogni mille abitanti.
Un litro di benzina costa 2.114 lire: l’equivalente di 1,378 euro di oggi
Un barile di petrolio costa 35 dollari
Elaborazioni Confesercenti su dati Anfia e Istat e Us Energy Information Administration

Il nuovo millennio: tra euro e nuove tensioni
Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio ci sono nuove tensioni mondiali. Dopo una serie di attentati minori, il tragico attacco alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001 segna l’inizio di un decennio di conflitti internazionali che si riflettono pesantemente sul mercato del petrolio. Difficoltà sorgono anche sul piano dei rapporti tra Compagnie petrolifere e Associazioni nazionali di categoria: l’intervento nel 1999 dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che accusa le varie Compagnie di aver impedito l’apertura verso un mercato più libero e trasparente, gela i rapporti economici e normativi fra le stesse Compagnie petrolifere e le Associazioni nazionali di categoria, determinando una lunga fase di stagnazione terminata solo nel maggio del 2001. Nella primavera del 2000 termina, inoltre, lo stato di agitazione e di lotta della Categoria, con un secondo accordo con il Governo, siglato dal Presidente del Consiglio che, oltre a sancire sul piano del diritto il ruolo della Categoria, ristabiliva la ripresa dei negoziati con le singole Compagnie petrolifere che sarà sancito con norma dello Stato nel 2001. Dopo oltre un anno di consultazioni fra Regioni, Comuni, Compagnie e Associazioni di categoria a fine 2001 prende il via il nuovo Piano di Razionalizzazione e Ammodernamento della rete distributiva, dopo l’inconcludente periodo di delega ai soli Comuni. Inizia una fase che permette alla grande distribuzione organizzata di entrare, senza regole, sul nostro mercato e di compiere quello scempio nel sistema distributivo, che tanti danni ha prodotto in Paesi a noi confinanti – come la Francia – e che era stato alla base dell’iniziativa di lotta. Intanto, l’amore degli italiani per le automobili continua ad aumentare: le vetture circolanti nel 2001 sono ormai più di 33 milioni.
Nel 2002 c’è un nuovo passaggio chiave nella contrattazione economica Aziende Associazioni gestori, che parte da una giusta chiave di lettura dell’evoluzione del parco automobilistico. Il graduale passaggio di questo verso i motori a gasolio spinge la Faib a reclamare il margine unico sui carburanti erogati; a prima vista sembra un passo indietro, in realtà costituisce una conquista sindacale importante in quanto intercetta l’evoluzione dei consumi e posiziona la Categoria verso quelli emergenti.
Il parco circolante continua ad aumentare fino al 2012, oltre soglia 40 milioni, fino a quando i venti della nuova crisi finanziaria italiana, che si è scaricata pesantemente, sotto forma di accise, sui consumi di carburanti e sui cittadini, facendo calare, per la prima volta, le autovetture circolanti: dai 37,1 milioni del 2011, nel 2012 le auto degli italiani si riducono a 35,5 milioni nel 2012. Dopo il blocco dei grandi accordi, arriva la stagione delle intese di colore, tutt’ora in vigore ancorché scadute: dal 2003 fino alla crisi dell’estate del 2008.
Il biennio 2007- 2009 vede il rinnovo di tutti i principali Accordi di colore, in qualche caso prolungamenti di intese. Sono Accordi che in qualche caso maturano, dal lato delle Associazioni dei gestori, su posizioni contrastate. Faib fa scelte difficili ma che mettono in sicurezza – dal punto di vista contrattuale e gestionale – i gestori per il decennio successivo.
In quest’ anno tutto comincia a cambiare e la crisi finanziaria ed economica esaspera le criticità del sistema. Il settore subisce una accelerazione dovuta all’effetto combinato del calo dei consumi e del prodotto raffinato, immettendo sul mercato un quantità di prodotto a prezzi inferiori che fa crescere la concorrenza, mentre si sviluppano attività di distribuzione no logo e l’industria petrolifera, che da un lato alimenta il mercato extra-rete, dall’altro cerca di contenere le perdite innescando sia politiche esasperate di selfizzazione che di marketing aggressivo, con una riduzione di margini di guadagno delle gestioni.
In questo contesto si acuiscono le divergenze con il mondo petrolifero, le stesse relazioni industriali ne risentono. Va in discussione il modello di governance del settore. Faib e Fegica, sulla base di una comune lettura della crisi e della strutturazione di rappresentanza, propongono nel marzo 2011 un elaborato progetto di separazione della rete vendita che si ispira sia ad esperienze analoghe nel campo energetico che a precedenti elaborazioni della Faib degli anni ’90, quando si affacciò l’esigenza di valorizzare appieno la figura giuridica del gestore imprenditore. Il progetto riscuote un grande sostegno nella Categoria e nell’opinione pubblica, incontrando il consenso delle principali Forze Politiche, ma si arena in Parlamento in coincidenza con la fine della legislatura.
Il nuovo quadro politico istituzionale da una parte e le crescenti difficoltà economico-finanziarie del Paese dall’altro aprono un nuovo scenario per la distribuzione carburanti. Le Associazioni – con la Faib in prima linea – si concentrano su una difficile battaglia politica ed istituzionale tesa a garantire il quadro legislativo normato dal D.lgs. 32/98 e dalla 57/2001. Sono anni di scioperi e di proteste che respingono gli assalti al settore ad opere di potenti lobby che “muovono” l’Ue o l’Antitrust con pretestuose ragioni di mercato. Le Leggi, 111/2011 e 27/2012 – ma anche la 133/2008 – sono il risultato di un confronto a tutto campo, aspro, esercitato sul terreno della piena concorrenza e della competitività, a riconferma della legislazione del settore. Faib, Fegica e Figisc lavorano anche a rafforzare le misure di Welfare a favore della Categoria, con il Bonus Fiscale, il rifinanziamento del Fondo Indennizzi e il rafforzamento del Cipreg.
E’ in questo ambito che matura la vittoriosa battaglia della trasformazione del Bonus Fiscale in misura strutturale. Un obiettivo inseguito per quasi vent’anni dalla Categoria diventa norma nel 2011, con la Legge 134.
Per la Faib, che si è impegnata a declinare i legittimi interessi dei gestori sul terreno degl
i interessi collettivi dei cittadini, del territorio e dell’ambiente, questi risultati sono solo uno stimolo a perseguire equità e diritti nel settore, ad affermare l’intangibilità del margine, a garantire sicurezza sui luoghi di lavoro, a combattere lo squilibrio contrattuale.
Oggi il settore, per colpa delle politiche dell’industria petrolifera, si trova in un vortice da lui stesso alimentato senza una apparente via d’uscita.
Il documento congressuale 2013 di Faib fornisce la cornice di valori ed ideali all’interno della quale operare le scelte strategiche di cui il settore ha bisogno sul fronte della governance, della competitività, delle relazioni, del welfare, e, infine, da ultimo, ma non per ultimo, della sicurezza dei nostri uomini.