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Gestori carburanti: se il Governo aumenta ancora l'accisa, subito impianti chiusi per sciopero

 

 

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Anche le Associazioni dei consumatori contro l’aumento delle accise

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Rassegna Stampa

 

Iva, in bilico il blocco dell’ aumento (sezione: Fonti Nazionali)
"La Stampa" del 27-09-2013
Pagina: 7
Argomenti: Confesercenti Fonti Nazionali
Sottotitolo: Non ancora convocato il Consiglio dei ministri di oggi Senza un decreto i rincari scatteranno da martedì.

«Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie». Questi versi di Giuseppe Ungaretti si attagliano come non mai all’ attuale governo, il quale – ciò nondimeno – dovrà oggi affrontare dei temi cruciali, senza possibilità di rinvii o slittamenti: dallo stop dell’ aumento dell’ Iva dal 21 al 22% alle coperture per rientrare dallo sforamento del deficit, dal rifinanziamento delle missioni internazionali fino alle emergenze legate a Telecom (golden share) e alle aziende Riva. Solo per Iva, deficit e missioni militari occorre trovare 3 miliardi. E tutto questo nonostante la latente minaccia di una crisi di governo che renderà incandescente il consiglio dei ministri fissato per oggi ma ancora non convocato.Tuttavia le questioni restano e sono pressanti. Prima di tutte quella dell’ Iva, il cui aumento è ormai fissato – immancabilmente – al primo ottobre, martedì prossimo. O si trova una soluzione o l’ aumento scatta, con tanti saluti a tutti. Il ministro dell’ Economia Fabrizio Saccomanni ha manifestato un cauto ottimismo, ma con questi venticelli per aria, vai a capire. Il fatto è che bisogna (entro martedì) trovare un miliardo, altrimenti da quel giorno in avanti tutto sarà più caro, fatta eccezione per pochissimi beni di prima necessità. Ad essere toccati sono circa il 60% dei beni di largo consumo, dall’ abbigliamento alla benzina, dalle bollette per le utenze domestiche ai materiali scolastici, dal vino ai beni durevoli fino alle parcelle dei professionisti. Solo marginalmente sarebbero toccati i generi alimentari di prima necessità, ma la Cia (la Confederazione degli agricoltori) lamenta che nonostante solo il 5% del paniere Iva sia toccato da questo rincaro, il calo della domanda è già stimato in meno 2,2% nel solo anno in corso. Senza dire delle preoccupazioni che da mesi vengono dalle organizzazioni del commercio, le quali passerebbero dalla padella della contrazione dei consumi alla brace delle chiusure a raffica degli esercizi. Dunque il ministero dell’ Economia ce la mette tutta, ma se non si parla di tagli l’ unica ipotesi a restare in piedi è quella dell’ aumento delle accise sui carburanti di 4 centesimi al litro e che darebbe un gettito fino a 1,5 miliardi. Ipotesi molto controversa per due motivi: il primo è che il governo con una mano dà e con l’ altra prende, in quanto il rincaro verrebbe spalmato su tutta la platea dei contribuenti proprio come l’ Iva. Il secondo è che negli ultimi tre anni l’ accisa è stata aumentata 5 volte ed è cresciuta del 46% sul gasolio e del 29% sulla benzina, determinando una contrazione dei consumi, pari al 30% su strada e del 50% su autostrade , secondo la Faib-Confesercenti. La pezza, dunque, potrebbe essere peggiore dello strappo. Servono poi un miliardo e 600 milioni per correggere lo sforamento dello 0,1% il deficit, che era al 3,1% secondo la Nota di Aggiornamento del Def e deve essere riportato sotto il 3% pena la riapertura della procedura di infrazione comunitaria appena chiusa. Si dovrebbe procedere con tagli alla spesa corrente dei ministeri, secondo le ultime notizie, ma i ministeri hanno già subito tagli pesanti in tutte le ultime manovre dai tempi dell’ ultimo Berlusconi in avanti, e la cosa non appare agevole. Infine sta scoppiando nelle mani del governo l’ ennesima grana legata agli stabilimenti della famiglia Riva. Come è noto il Gip di Taranto ha bloccato il 12 settembre tutti gli impianti del gruppo (ad eccezione dell’ Ilva) nonché i beni della famiglia. Ma così facendo ha impedito – di fatto se non di diritto – anche ad altre aziende del gruppo di disporre della liquidità per pagare gli stipendi e, in questa situazione, non esiste possibilità di avere fideiussioni bancarie. Il ministro Flavio Zanonato ha predisposto un decreto che fare fronte anche a questo. Se un Consiglio dei ministri ci sarà, la materia non sarà rinviabile.

Iva, aumento acconti e caro benzina (sezione: Fonti Nazionali)
"Il Sole 24 Ore" del 27-09-2013
Primo piano
Pagina: 7
Argomenti: Confesercenti Fonti Nazionali
Occhiello: Le vie della ripresa LE MISURE IN CANTIERE.
Sottotitolo: Nel mirino Ires e Irap di novembre sulle società – Decreto da 3,5 miliardi con manovrina e Cig IL PACCHETTO Rifinanziate le missioni internazionali di pace. Ancora dubbi sulla Cassa integrazione. I benzinai minacciano lo sciopero.

Marco Mobili Marco Rogari ROMA Un aumento delle accise sulla benzina. E probabilmente anche un ritocco verso l’ alto di 2 o 3 punti percentuali per gli acconti Ires e Irap di fine novembre delle società di capitali. È questo lo schema delle coperture per il prolungamento a fine anno della sterilizzazione dell’ Iva su cui sarebbe stato costruito il decreto da 3-3,5 miliardi che il Governo è pronto a varare anche per spianare la strada alla manutenzione contabile per tornare sotto il tetto del 3% di deficit e rifinanziare le missioni internazionali di pace. Un’ operazione quest’ ultima che sarà coperta con tagli alla spesa di tipo semi-lineare e una prima mini-tranche di dismissioni di immobili pubblici. E che dovrebbe servire pure per rifinanziare la Cig in deroga per gli ultimi mesi del 2013 per 3-500 milioni. Operazione che rischia però di finire in naftalina per l’ acuirsi delle tensioni nella maggioranza. I venti di crisi che spirano sul governo Letta potrebbero anche risucchiare il Consiglio dei ministri chiamato a varare il decreto che in origine era previsto per oggi pomeriggio. Ma solo questa mattina con il ritorno del premier Enrico Letta dagli Stati Uniti si capirà se la riunione di governo sarà confermata oppure se slitterà a domani. Con il rischio che venga dato l’ ok solo alla «manovrina» da 1,6 per rientrare sotto il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil e al rifinanziamento delle missioni internazionali, bloccando in extremis lo stop a fine anno dell’ aumento dell’ Iva. Che da solo vale 1 miliardo. Un’ ipotesi quella di rinunciare al prolungamento del congelamento dell’ Iva che ieri sera a Palazzo Chigi non veniva ancora preso in considerazione ma che è comunque sul tappeto. In ogni caso il decreto è stato abbozzato. Anche se deve essere sottoposto all’ ok di Pdl e Pd che proprio sull’ Iva hanno consumato l’ ennesimo braccio di ferro. Lo schema messo a punto dai tecnici del ministero dell’ Economia prevede interventi per 3 miliardi. Che potrebbero salire a 3,3-3,5 miliardi nel caso in cui dal Governo arrivasse l’ok a un ulteriore rifinanziamento della Cig in deroga per gli ultimi mesi del 2013, considerato ieri sera molto probabile. La sterilizzazione dell’ aumento Iva anche per i prossimi tre mesi del 2013 dovrebbe passare ancora una volta, così come era accaduto a fine giugno, anche per l’ aumento degli acconti d’ imposta dovuti dai contribuenti entro il 30 novembre prossimo. Questa volta però il super-acconto risparmierebbe le persone fisiche (la soglia è già arrivata al 100%) e riguarderebbe soltanto l’ Ires e l’ Irap dovute dalle società di capitali. All’ aumento di fine giugno che aveva alzato il limite dell’ acconto Ires al 101% si dovrebbero ora aggiungere altri 2 o 3 punti percentuali, portando così l’ anticipo Ires di fine novembre al 103-104%. L’ aumento delle accise sui carburanti resterebbe comunque come garanzia per il 2014 per compensare la perdita di gettito legata ai super-anticipi già versati a fine 2013. Proprio il possibile aumento delle accise sui carburanti fin da ottobre continua però a far
discutere. In una nota congiunta i sindacati di categoria Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio annunciano che se il Governo dovesse davvero procedere all’ ennesimo aumento dell’ accisa sui carburanti «la risposta dei gestori sarebbe decisa e conseguente, con la proclamazione immediata dello sciopero nazionale sia sulla viabilità ordinaria che su quella autostradale». E anche il Codacons minaccia la mobilitazione dei consumatori. Se anche dal Consiglio dei ministri arriverà l’ ok al prolungamento della sterilizzazione dell’ aliquota Iva del 21%, lo stop all’ aumento al 22% è destinato ad essere l’ ultimo. In ogni caso a gennaio del 2014 il "balzello" scatterà anche se l’ esecutivo punta a una mini-riforma per ricalibrare i panieri di beni e servizi rispetto alle tre aliquote Iva. Un riordino da far scattare (venti di crisi permettendo) con la prossima legge di stabilità. Che prevederà anche un pacchetto di dismissioni anticipato per una prima fetta e limitatamente agli immobili dal decreto in arrivo.

 

Carburanti, Faib-Confesercenti: Aumentare accisa non è soluzione
di com/asp – 26 settembre 2013 17:46 fonte ilVelino/AGV NEWSRoma

“Aumentare l’accisa non può essere la soluzione a tutti i mali del Paese, dalla crisi libica all’Iva. Basta far cassa sui carburanti, abbiamo già dato: in nemmeno tre anni l’accisa è stata rialzata già 5 volte, arrivando ad aumentare di quasi il 46% sul gasolio, del 29% sulla benzina e del 17% sul gpl”. Così, in una nota, Martino Landi – presidente di Faib-Confesercenti, il più grande sindacato di gestori carburanti d’Italia – commenta l’ipotesi di un nuovo ritocco, ovviamente verso l’alto, dell’accisa sui carburanti. “Aumenti del genere danneggiano i consumatori, che si vedono costretti a tagliare sui rifornimenti, ma fanno male anche alle attività produttive e ai gestori degli impianti di rifornimento. Negli ultimi anni la vendita di carburanti è crollata del 30% sulla rete stradale ordinaria e del 50% su quella autostradale; ed i gestori, che incassano sempre e comunque solo 4 centesimi a litro, si trovano in una situazione paradossale: guadagnano di meno per il calo di vendite, ma incassano di più per l’aumento dei prezzi. Soldi che devono tutelare – con grandi rischi, come molte volte è purtroppo stato dimostrato dalla cronaca – per poi girarli a Stato e compagnie petrolifere. Non ci stiamo più: in Italia paghiamo già i carburanti più cari d’Europa”.